REGGIO CALABRIA – In un’epoca dominata dai social media, le mafie hanno adattato le loro strategie di comunicazione per sfruttare queste piattaforme al fine di espandere il loro potere. Da Twitter a TikTok, ogni piattaforma serve come un nuovo canale per l’auto-narrazione mafiosa, trasformando la criminalità organizzata in un “brand” riconoscibile.
Il libro “Criminalità Socializzata: Le mafie nei social network” (Edizioni Iod, 264 pagine, 15 euro), scritto dal giornalista Claudio Cordova, esplora come i metodi tradizionali di comunicazione mafiosa si sono evoluti in risposta ai cambiamenti tecnologici, mettendo in luce il ruolo crescente che i social network giocano nella diffusione dell’influenza mafiosa, particolarmente tra i giovani. Attraverso un’analisi dettagliata, l’autore rivela le sfaccettature di questa transizione e le sue implicazioni per la società moderna, invitando a una riflessione profonda sulla necessità di una risposta collettiva ed efficace sui social network diventati uno strumento fondamentale per la propaganda, la gestione delle operazioni e la costruzione di un’immagine pubblica manipolata. Insomma, come la mafia sia riuscita ad adottare le tecnologie digitali non solo per migliorare la propria efficienza operativa ma anche per combattere una guerra di percezione, influenzando l’opinione pubblica e neutralizzando le voci critiche.
Esplorando il modo in cui figure criminali utilizzano piattaforme come Twitter per diffondere le proprie narrazioni, Instagram per esibire uno stile di vita lussuoso e invidiabile e TikTok per attirare l’attenzione dei giovani, trasformandoli in potenziali reclute, Cordova evidenzia nel libro come la digitalizzazione abbia offerto alle organizzazioni mafiose nuovi metodi per infiltrarsi nel tessuto sociale in modi precedentemente impossibili.
Il volume è arricchito da una serie di riflessioni sulle implicazioni di questa evoluzione per le forze dell’ordine e per le strategie di contrasto, sottolineando la necessità di un approccio aggiornato e adeguatamente informato che integri competenze digitali avanzate. Cordova critica, infatti, apertamente l’insufficienza delle risposte tradizionali al fenomeno mafioso digitalizzato e propone un dialogo più costruttivo tra tecnologi, legislatori, esperti di sicurezza e comunità civili.
La collana Cronisti Scalzi nasce dall’impegno di Iod Edizioni di dare voce a quelle storie che spesso restano invisibili, sommerse dall’indifferenza o dalla paura. È un progetto editoriale dedicato a tutti coloro che, con coraggio e determinazione, scelgono di raccontare realtà scomode, ingiustizie e verità taciute, ispirandosi all’esempio di Giancarlo Siani. (giornalistitalia.it)
CHI È CLAUDIO CORDOVA
Nato a Reggio Calabria il 10 febbraio 1986, Claudio Cordova è giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 26 settembre 2008. Ha fondato e diretto il quotidiano online Il Dispaccio e nel 2014 è stato nominato consulente della Commissione Parlamentare Antimafia.
Ha vinto diversi premi tra cui quello del Coordinamento Nazionale Riferimenti, “Giornalismo in trincea”, il “Letizia Leviti”, l’“Arrigo Benedetti” e il “Paolo Borsellino”. Ha girato in Messico il documentario “La Terra degli alberi caduti” e nel 2022 è stato l’unico giornalista italiano a essere scelto dagli Usa per l’Edward Murrow Program.
Ha pubblicato “Terra Venduta – Così uccidono la Calabria – Viaggio di un giovane reporter sui luoghi dei veleni” (Laruffa, 2010), “Il Sistema Reggio” (Laruffa, 2013), “Gotha – Il legame indicibile tra ‘ndrangheta, massoneria e servizi segreti deviati” (Paper First, 2019). (giornalistitalia.it)