Il cantastorie che trasforma la cronaca in musica alla Festa del lavoro della Fnsi

1° maggio a Reggio Calabria con Otello Profazio

Otello Profazio

REGGIO CALABRIA – “Compagno, lavuraTuni – Canti e cunti sul lavoro”: c’è tutto l’universo poetico e musicale di Otello Profazio nel titolo scelto per il concerto che il notissimo e premiato cantastorie calabrese terrà nell’auditorium Calipari del Consiglio regionale calabrese il prossimo primo maggio, in occasione della Festa del lavoro organizzata, per la prima volta, dalla Federazione nazionale della stampa italiana a Reggio Calabria.
Un pregiato cameo di un ben vasto repertorio, decisamente affine alle tematiche della densa giornata di confronto e dibattito su lavoro e libertà di parola che, dalle 9.30 alle 17.30, porterà a Palazzo Campanella – sede del Consiglio regionale della Calabria, in via Cardinale Portanova – i vertici di tutti gli organismi che rappresentano la stampa italiana, nonché forze sociali, politiche, direttori di testate locali e nazionali, oltreché la più ampia rappresentanza del giornalismo italiano e calabrese.
Canti di lavoro: questo il florilegio scelto da Otello Profazio che, con voce e due chitarre (in coppia con Saverio Viglianisi), porrà il suo accento musicale su un pezzo di storia del Sud che appartiene di diritto alla più celebrata storia nazionale.
Un concerto, quello del primo maggio, nel quale il cantore calabrese porterà anche una primizia: la sua “Ballata consolatoria del Popolo Rosso”, brano che stasera, alle 21, presenterà in anteprima (insieme al suo nuovo libro-disco dal titolo “La Storia”) al Parco della Musica di Roma.
“Un lavoro – annuncia Profazio a Giornalisti Italia – che racconta la mia storia e la storia del Sud, intrecciate l’una all’altra tanto da non poter immaginare l’una senza l’altra”.
L’emigrazione, le lotte dei braccianti per la terra, il fardello dei “padrini” a soffocare ogni diritto, compreso quello a un lavoro dignitoso e onesto: sono i temi clou di uno spettacolo che farà divertire e riflettere, grazie ad un artista che ha fatto della libertà di espressione forse il più alto dei sacramenti laici della propria carriera.
Una scelta accurata quella del segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, che in questa personalità dell’arte calabrese e nazionale (una vera star anche all’estero, dove ha portato la storia in musica con innumerevoli e applauditissime tournée) ha letto la rara capacità di fare cronaca e storia in musica, portando nella sua arte i fondamenti stessi del migliore giornalismo: la ricerca meticolosa delle fonti, l’analisi instancabile, la capacità di divulgare rimanendo fedele alla storia da raccontare, anche quando questa sposi un pentagramma per arrivare chiara tanto all’ascoltatore quanto al lettore.
Da non dimenticare, peraltro, la consacrazione di Profazio nel 2016, anno in cui gli è stato conferito il prestigioso Premio Tenco e nella cui motivazione ben si comprendono il senso e il “peso” della sua produzione artistica: “L’Italia cantata dal Sud non è solo il titolo di un memorabile disco di Otello Profazio ma la summa di una storia musicale e culturale iniziata nel lontano 1953, che negli anni ’60-70 fa di lui una delle figure fondamentali del nostro folk-revival. Non solo ricercatore della tradizione orale ma cantautore a tutti gli effetti, Profazio è attento ai miti arcaici come alle vicende contemporanee, secondo il sentire del popolo meridionale, ma insofferente alla retorica, all’autocommiserazione e al vittimismo”.
Primo cantastorie a conquistare il disco d’oro per la vendita di oltre un milione di copie del suo “Qua’ si campa d’aria”; primo cantore meridionale a incidere la “tradizione” per etichette autorevoli come Fonit Cetra e Rca; raffinato ricercatore di storie e melodie altrimenti perdute per sempre, cultore della memoria che ha saputo cantare e diffondere la propria arte non solo in note, bensì anche attraverso una instancabile attività pubblicistica: Otello Profazio è difatti giornalista, iscritto al sindacato dei Giornalisti della Calabria, nonché scrittore.
Un successo, in modo particolare, il suo volume “L’Italia cantata dal Sud” che ha contato più edizioni, con la presentazione originaria di Carlo Levi di cui si ricorda la calzante definizione: in lui – scrisse Levi – “l’eterna vicenda dei poveri e dei ricchi si dissolve in saggezza ironica e amara”.
Meridionalista e geniale divulgatore, definito “il Salvemini della Calabria”, Otello Profazio è capace di divertire e commuovere, di strappare un sorriso mentre una lacrima ti bagna gli occhi: che canti l’amore o la morte, i miti antichi o le paradossali cronache di ieri e di oggi, “Otello” riesce a catturare con la parola arguta, e il fraseggio di un motto antico, il senso più profondo delle cose e delle storie, in un dialetto lirico che nel suo canto è divenuto lingua universale.
La musica di Profazio per il primo maggio della Stampa Italiana a Reggio Calabria è senza dubbio il miglior modo per celebrare non solo la libertà di espressione, di cui il cantastorie è un credibilissimo portabandiera, ma l’esaltazione di una accurata ricerca culturale che, del lavoro e del giornalismo in particolare, deve rimanere indispensabile premessa ed ancor più imprescindibile orizzonte. (giornalistitalia.it)

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