COSENZA – La presenza costante di Piero Citrigno, l’ingerenza nelle decisioni redazionali e il demansionamento di Carmine Calabrese: sono stati questi i temi affrontati ieri nel corso dell’udienza per il fallimento del quotidiano “Calabria Ora”.
Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero distratto illecitamente fondi dichiarando il fallimento delle società e danneggiando i creditori. Sul banco degli imputati ci sono gli imprenditori cosentini Piero Citrigno e Fausto Aquino e gli amministratori delle società di Citrigno, ovvero Rosanna Grillo, Tommaso Funari e Massimo Zimbo.
Davanti al collegio presieduto dal giudice Enrico Di Dedda ieri hanno sfilato i giornalisti che hanno lavorato per Citrigno e che hanno raccontato gli anni in redazione. Il pm Giuseppe Cava ha chiesto e ottenuto l’acquisizione dei verbali già resi da giornalisti e poligrafici, ovvero Saverio Paletta, Luigi Guido, Francesco Altomonte, Guido Scarpino, Carmine Calabrese, Dino Giordano, Antonio Basile e Giampaolo Furriolo. Le difese hanno, però, rivolto alcune domande per precisare dichiarazioni già rese in passato. Drammatica la testimonianza di Calabrese, che si è costituito parte civile al processo, che ha spiegato il suo progressivo demansionamento fino alla fuoriuscita dal giornale. «Mi era stato attribuito il ruolo di radar cittadino, ruolo che non esiste in ambito giornalistico – ha spiegato –. Dovevo stare tutto il giorno in giro a cercare notizie: ho prodotto 42 articoli ma nessuno di questi è stato mai pubblicato».
Una situazione che lo ha progressivamente sfiancato, fino a provocargli «problemi di natura psicologica». Da caposervizio di nera e giudiziaria, Calabrese è finito infatti ad impaginare gli oroscopi e le pagine dei programmi televisivi, con conseguente taglio dello stipendio e conseguenze psicologiche. La causa di lavoro è ancora pendente, «perché gli atti sono stati trasmessi al Tribunale per il processo fallimentare».
Il collegio ha rigettato la richiesta avanzata dall’avvocato D’Ippolito di acquisire una consulenza medica su Calabrese e un suo memoriale. Il giornalista Paletta ha, invece, spiegato come sia Citrigno sia Aquino si comportassero da editori del giornale, ma mentre il secondo si concentrava più sulle questioni relative alla pubblicità, il primo «interveniva nella fattura del giornale». Giornale, ha spiegato Giordano, grafico del quotidiano, «sostanzialmente gestito da Citrigno», mentre «Aquino si vedeva meno». Su richiesta del presidente Di Dedda, la Procura ha sfoltito la lista dei testi. Durante la prossima udienza, fissata per l’11 maggio, verranno sentiti alcuni ufficiali di polizia giudiziaria. (giornalistitalia.it)
Simona Musco