Il presidente della Fnsi apprezza la posizione del segretario della Cisl invitandolo ad estenderla anche agli uffici stampa pubblici

Fronte comune del sindacato contro il precariato giornalistico

Giovanni Rossi

Raffaele Bonanni

Giovanni Rossi

ROMA – Ottima la dichiarazione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, pronunciata a Padova a margine del congresso locale della sua organizzazione, relativamente alla situazione del precariato tra i giornalisti, denunciando i trattamenti economici non equi e l’assenza di tutele sociali significative. Chiunque s’impegni a porre fine a questa situazione nel campo dell’editoria giornalistica è un alleato ed è il benvenuto.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana è impegnata nella trattativa per il rinnovo del Contratto di lavoro con la Federazione degli editori. Il tema del lavoro autonomo, dei trattamenti economici e delle tutele di questa parte rilevante della nostra categoria è argomento centrale di tale confronto.
Il lavoro della Fnsi è sostenuto dallo sforzo solidaristico che compiono anche gli istituti economici del giornalismo italiano, quello previdenziale (Inpgi e Fondo complementare) e quello sanitario (Casagit) che guardano con sempre maggior attenzione agli interventi utili a tutelare questa parte rilevante del lavoro giornalistico. A questo proposito è necessario che riprendano, al più presto, i lavori della Commissione ministeriale per la definizione dell’equo compenso, dopo la comprensibile fase di passaggio da un governo all’altro.
Al segretario della Cisl, assieme all’apprezzamento per le sue parole e per l’impegno che esprimono, va ricordato che anche nel campo del lavoro giornalistico che si esplica negli Uffici stampa pubblici spesso è presente lavoro non dipendente e precario.
Un diverso atteggiamento delle grandi confederazioni sindacali e, quindi, anche della Cisl, rispetto all’applicazione della legge 150 del 2000, che prevedeva la definizione di un profilo professionale dei giornalisti  che lavorano nella Pubblica amministrazione avrebbe contribuito a fare maggiore chiarezza rispetto ai rapporti di lavoro in tale ambito.
La speranza è che si prenda consapevolezza di questo fatto e si ponga fine ad un veto di cui fanno le spese i lavoratori e che crea confusione nelle forme di inquadramento degli addetti stampa.

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