Nel rapporto di “Commitee to Protect Journalists” l’unico italiano è Francesco Gangemi, dietro le sbarre a 79 anni

211 giornalisti in carcere: solo nel 2012 peggio di così

Francesco Gangemi

ROMA – Sono 211 i giornalisti dietro le sbarre di tutto il mondo per via del loro lavoro e il dato di quest’anno, che riporta il Commitee to Protect Journalists, è il secondo peggiore di sempre. Di questi, 106 lavorano su Internet e un terzo del totale è freelance.
L’Italia è presente nella classifica con Francesco Gangemi, il direttore del mensile “Il Dibattito”, accusato di diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato di rivelare le fonti fiduciarie delle notizie e finito in galera, a 79 anni, per la revoca degli arresti domiciliari (dal 5 all’11 ottobre scorsi).
Nel 2012, erano 232 i reporter in prigione. E per la seconda volta, con 40 giornalisti in carcere, la Turchia è il Paese che ha registrato il numero più alto. A seguire, l’Iran che mantiene il secondo posto con 35 reporter imprigionati. Sempre sul podio, la Cina con 32, un numero che rimane costante rispetto allo scorso anno. A chiudere la top ten ci sono Eritrea (22), Vietnam (18), Siria (12), Azerbaijan (8), Etiopia (7), Egitto (5) e Uzbekistan (4).
Il clima per l’informazione in Turchia non è dei migliori e il Cpj fa sapere che il governo sta trattenendo dozzine di giornalisti curdi con accuse di terrorismo o per aver partecipato ad attività antigovernative.
  L’Italia – si legge nel report – è l’unico paese dell’Unione Europea a far parte della lista “nera” ed è anche uno dei pochi in cui la diffamazione resta ancora un reato penale punibile con la reclusione ma i giornalisti sono spesso costretti a pagare salate multe per non andare in prigione.
Un altro Paese con un solo recluso sono gli Usa, che nel 2012 non aveva alcun reporter imprigionato. Il blogger Roger Shuler, specializzato in scandali e corruzione nei circoli repubblicani in Alabama, è accusato di diffamazione. (Agi)

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