Redattrice delle pagine culturali de “la Repubblica”, aveva 59 anni. Il ricordo di Simonetta Fiori e Franco Siddi

Commosso addio alla giornalista Luciana Sica

Luciana Sica

ROMA – Commosso addio, ieri pomeriggio a Roma, alla giornalista Luciana Sica, che nella notte tra giovedì e venerdì si è dovuta arrendere alla malattia che l’aveva colpita appena tre mesi fa. Nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, colleghi e amici si sono stretti attorno alla famiglia per darle l’ultimo saluto.
Nata a Foggia il 16 gennaio 1954, giornalista professionista iscritta all’Ordine dei giornalisti del Lazio dal 4 dicembre 1980,  Luciana Carmela Sica era redattrice delle pagine culturali del quotidiano “la Repubblica”, per le quali scriveva soprattutto articoli sulla psicoanalisi.
A ricordarla sul giornale che, da oltre vent’anni, era diventata la sua casa è stata la collega Simonetta Fiori: «Solo tre mesi fa la scoperta di un nodulo ingrossato, poi la Tac e il disastro. “Vedrai, non è niente”, era lei a incoraggiare chi le stava intorno. Una leonessa, così la chiamavamo in redazione. Bella, lunghe gambe slanciate, temperamento di ferro. Fino alla fine non ha smesso di progettare incontri conviviali e week-end in campagna”.
“Era approdata nelle pagine culturali oltre vent’anni fa, dopo una non breve esperienza a Paese Sera come cronista parlamentare e un passaggio alla Nuova Sardegna. A Repubblica l’incontro con la psicoanalisi, che era una sua passione privata, mai però sino a quel momento tradotta in passione professionale. Un lungo colloquio con i classici e con le più rilevanti personalità del mondo psicoanalitico internazionale, che l’avrebbe condotta a riconoscimenti prestigiosi come il premio Musatti.
Le sue cronache sul destino della disciplina  –  e sull’animato dibattito che immancabilmente ne scaturisce  –  erano sempre puntuali e dettagliate, “fin troppo dettagliate” si lamentava chi avrebbe preferito il silenzio dei media. Si trattava di un genere poco praticato dai quotidiani. E talvolta Luciana non si fermava alla cronaca, ma diventava suscitatrice di discussione, come quando pubblicò sul giornale un “Manifesto in difesa della psicoanalisi” che avrebbe dato vita “a una nuova primavera”, poi sfociata nel recente volume einaudiano Salvate il dottor Freud.
Ma la sensibilità verso quella che rimane una straordinaria avventura della mente non era la sua sola qualità. Curiosa e determinata, si era messa a studiare lo spagnolo per poi scoprire l’America Latina e i suoi cantori in prosa e in versi. E poi l’amore per Cuba, che ancora reca una traccia sulla parete di fianco alla scrivania, un Che Guevara sorridente in mezzo alle altre sue icone tra psicoanalisi e cinema.
Tra i tantissimi articoli scritti in questi anni, ce n’è uno in particolare che segna la sua maturità professionale. Una riflessione sulla sofferenza e sulla malattia, mandata al giornale due settimane fa. Il pretesto era il nuovo libro di Eugenio Borgna, studioso che lei amava molto, La dignità ferita, che per quelle strane coincidenze della vita sembrava scritto per lei, già consapevole del tumore avanzato. Ma la sua bravura le ha impedito di “sbrodolare”, attingendo con sobrietà alla verità ultima delle cose. Aveva toccato con mano la lezione di Rilke, “il dolore riconduce nella interiorità la esteriorità della nostra esperienza del mondo”. E di questa ritrovata interiorità non mancava di dar prova a chi le stava vicino, il figlio Michele, la sorella Daniela, l’amica Giovanna che la notte scorsa non le ha mai lasciato la mano. E i tantissimi amici che le hanno voluto bene, anche tra i più giovani in redazione. Ciao Lu, riposa in pace».

Il dolore di Franco Siddi: “Siamo stati compagni di lavoro alla Nuova Sardegna”

Non è semplice ed è particolarmente doloroso inviare l’ultimo saluto – che, purtroppo, non potrà sentire né leggere – a Luciana Sica, giornalista di punta di Repubblica, già premio Musatti per la psicanalisi, stroncata da una malattia breve ma impietosa.
Giornalista curiosa, appassionata studiosa delle culture di liberazione, una dedizione privata e professionale per la disciplina della psicoanalisi, donna determinata, pareva avere una forza naturale per superare qualsiasi ostacolo e affrontare qualsiasi sfida della vita e del giornalismo.
Primi passi esaltanti a “Paese Sera”, poi una formazione robusta in provincia alla “Nuova Sardegna” (ci siamo trovati, e bene, compagni di lavoro), diretta da Alberto Statera durante una bella stagione di rinnovamento editoriale e del giornalismo locale radicato nel territorio e partecipe del dibattito civile e generazionale per il cambiamento del Paese.
Un’esperienza, quella, in cui il confronto partecipativo sostanziale, anche duro, arricchente per la qualità dei giornali e per l’attività professionale: una stagione, l’ultima efficace, della redazione laboratorio intellettuale e di impegno collettivo.
A “Repubblica”, Luciana Sica si è affermata e fatta stimare per le sue competenze, la sua indipendenza, la sua carica umana, la sua vitalità, il suo attaccamento al giornale e alla vita di redazione nella prestigiosa squadra della Cultura. Al figlio Michele, alla sorella Daniela e ai famigliari tutti, i sensi del cordoglio personale e della Fnsi.

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