
La redazione di Al Jazeera America
NEW YORK (Usa) – Dopo aver rinviato il lancio, inizialmente previsto per giugno, Al Jazeera America domani avvia le sue trasmissioni, gettando ufficialmente il guanto di sfida alle grandi tv all news americane di cui ha, per prima, esportato il modello nel mondo arabo. Ma se il nuovo canale ha fatto già il pieno di giornalisti e mezzi busti, anche famosi, sottratti alla concorrenza, al momento del lancio quello che appare mancare sono gli inserzionisti.
In questa fase, infatti, il network avrà sei minuti di pubblicità ogni ora, vale a dire meno della metà di quanto solitamente ha una televisione via cavo.
Nelle presentazioni che in questi giorni i responsabili della tv stanno facendo ai media internazionali viene sottolineato che si tratta di una scelta specifica di qualità. Ma tra gli addetti al settore a New York questo viene interpretato da molti come un segnale della difficoltà di convincere inserzionisti a comprare spazi pubblicitari nella tv un tempo considerata il megafono dei proclami di Osama Bin Laden.
“Non intendo dare loro neanche un centesimo, soprattutto considerando che siamo a New York”, ha dichiarato un inserzionista, che intende rimanere anonimo. Si tratta di una televisione “di proprietà di un Paese arabo che ha trasmesso i messaggi di Osama Bin Laden”.
Di contro, è Al Jazeera che da qualche tempo ha iniziato una campagna di pubblicità su “The New Yorker”, il famoso settimanale tradizionalmente liberal, e altri principali giornali americani, chiedendo al pubblico di dare loro la possibilità di presentare una prospettiva globale che “cambierà il vostro modo di guardare alle notizie”.
Una campagna resa necessaria dal fatto che, come ha ammesso lo stesso Ceo, Ehab Al Shihabi, il 75% degli americani non ha mai visto Al Jazeera, che da anni ha una versione inglese, ma hanno ancora un’idea negativa dell’emittente. Idea che, assicura Al Shihabi, viene cambiata una volta che gli americani effettivamente guardano la tv.
Ad aiutarla ci sarà anche il fatto che Al Jazeera America, che ha la sua nuova redazione nel New Yorker Hotel sulla 34esima strada e l’ottava avenue, da domani schiererà sul video una serie di volti noti.
Come John Seigenthaler, ex anchor di Nbc News, che condurrà il telegiornale delle 20, Joie Chen, veterana della Cnn, che avrà un magazine di informazione. Sono molti i volti della Cnn, la prima e storica tv all news, approdati al Al Jazeera: Soledad O’Brien e Ali Velshi che condurrà un programma finanziario intitolato “Real Money”.
La nuova emittente arriverà all’inizio in 50 milioni di case, vale a dire la metà di quelle che hanno la Pat Tv negli Usa, trasmettendo dalle frequenze che un tempo erano di Current Tv, la televisione ultra progressista, ceduta per 500 milioni di dollari, da Al Gore, ex vice presidente ed ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Anche questo un segnale non da poco.
Vede con favore lo sbarco di Al Jazeera negli Stati Uniti il produttore e imprenditore televisivo franco-tunisino Tarak Ben Ammar, membro del cda di Telecom e Mediobanca.
Ben vengano “tutte le possibilità di avere negli Stati Uniti un punto di vista diverso sul mondo arabo” dice Ben Ammar. E all’Adnkronos sottolinea: “Sono convinto che i giornalisti di Al Jazeera in America garantiranno una voce imparziale sugli eventi del mondo arabo”.
Perché, se è vero che “una televisione finanziata da uno Stato può essere sospettata di avere una linea editoriale vicina al governo, a fare il prodotto – spiega Ben Ammar – sono i giornalisti. Sono loro che danno il tono”. Quanto al debutto negli States, “sarà dura. Gli americani sono abituati ad avere le loro storie e i loro presentatori”.
Secondo Saad Eddin Ibrahim, noto intellettuale egiziano e attivista per i diritti umani, fondatore del Centro Ibn Khaldun per gli studi sullo sviluppo, con sede al Cairo, con il lancio di un canale americano della tv Al Jazeera, il Qatar fa ricorso a “un’arma nuova e molto efficace, che si aggiunge a quelle del denaro e dei giacimenti di gas, con le quali già condiziona i rapporti con gli Stati Uniti”.
In un’intervista ad Aki-Adnkronos International, il sociologo sostiene che il piano espansionistico di Al Jazeera, la tv dello sceicco del Qatar, corrisponde “certamente” al più ambizioso piano di proiettare a livello internazionale il connubio tra Islam e informazione.
“Al-Jazeera, il denaro e il gas – dice Ibrahim – sono le tre armi con le quali un paese come il Qatar ha acquisito evidenza sulla mappa del mondo. Il Qatar è uno stato piccolo, ma con un enorme potere economico e altrettanto grandi aspirazioni, che cerca di soddisfare proprio attraverso i media”.
Tra le “aspirazioni” del Qatar, l’intellettuale annovera quella di dare slancio e vigore ai movimenti islamici, come è accaduto con i Fratelli Musulmani egiziani. (Adnkronos/Ign)