Denunciato per calunnia, Liudovich Rocchi si è visto sequestrare materiale, appunti e il computer professionale

Shock a “Le Matin”: perquisita la casa di un giornalista

Ludiovic Rocchi

NEUCHÂTEL (Svizzera) – Un giornalista del quotidiano romando “Le Matin” si è visto sequestrare oggi materiale informatico e documenti nell’ambito di un’inchiesta per calunnia, diffamazione e violazione del segreto d’ufficio.
La polizia neocastellana ha perquisito il domicilio di Ludiovic Rocchi a Neuchâtel e sequestrato materiale e appunti appartenenti al giornalista e alla moglie. 
Il procuratore ha chiesto alle autorità ticinesi di sequestrare anche il computer professionale di Rocchi che si trovava a Locarno per un reportage.
Il quotidiano romando e il sindacato parlano di “grave violazione alla libertà di stampa”.
 Un professore dell’università di Neuchâtel, accusato da Rocchi di plagio e mobbing, ha sporto denuncia contro il giornalista. La perquisizione è stata ordinata per procurarsi i dati necessari all’inchiesta.
Il procuratore Nicolas Aubert ha confermato la notizia rivelata da “Le Matin”.
 Secondo il magistrato i mezzi utilizzati rispettano il principio della proporzionalità, il giornale invece si dice scioccato.
L’azione della giustizia “sembra dimostrare che è disposta a tutto per mettere le mani sulle fonti del giornalista, anche ad utilizzare mezzi sproporzionati come l’intrusione al domicilio privato o l’interrogatorio della moglie”.
“Le Matin”, citando diversi esperti di media, afferma che “una perquisizione al domicilio privato di un giornalista è eccezionale e una novità assoluta in Svizzera”.
Anche il sindacato “Impressum” denuncia “metodi sproporzionati che rappresentano una violazione della protezione delle fonti giornalistiche, e una palese violazione della libertà di stampa”.
Il segreto redazionale, chiave di volta della libertà dei media, non può essere violato, in particolare nel caso in cui il presunto reato non è grave, aggiunge l’avvocato di “Impressum” in Svizzera romanda, Alexandre Curchod.
Médias suisses, l’organizzazione degli editori romandi, ritiene la vicenda grave per la libertà di stampa. Il segretario generale, Daniel Hammer, si dice stupito per la mancanza di proporzionalità della giustizia. Solo un reato grave giustificherebbe un simile intervento. La legge, infatti, precisa i 21 reati che obbligano i giornalisti a rivelare le loro fonti e si tratta di atti gravi come omicidio, stupro o riciclaggio di denaro. (Ats)

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