Grande firma del Corriere della Sera, aveva 73 anni. Scrisse: “Il mio cancro è moneta falsa”. I funerali domani a Roma

Il giornalismo piange il grande inviato Giuliano Zincone

Giuliano Zincone

ROMA – Alla fine la lunga malattia ha avuto la meglio su un grande inviato speciale del giornalismo italiano.
  E’ morto Giuliano Zincone, 73 anni, per quasi 40 anni inviato-editorialista e grande firma del “Corriere della Sera”.
 Ma nella sua carriera anche la direzione de “Il Lavoro” di Genova e negli ultimi anni la collaborazione con “Il Foglio” e  “Il Sole 24 Ore”, oltre che essere stato autore di più libri d’inchiesta, romanzi ed anche testi teatrali.
Nato a Roma il 20 dicembre 1939, era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 10 agosto 1967. Tra le sue inchieste, quelle sui boat-people vietnamiti o sulla vita nelle fabbriche.
In un lungo articolo subito apparso sul sito web del Corriere della Sera e a firma di Paolo Conti è sottolineato che “se la tempra di un uomo si vede dal rapporto con la malattia e, in prospettiva, con la morte, allora si può dire che Giuliano Zincone è stato un inviato veramente speciale, anzi unico, nel viaggio attraverso i suoi ultimi mesi di vita”.
 E da grande cronista fuori del comune aveva anche scelto a gennaio di affidare allo stesso CorSera una cronaca tipicamente sua della scoperta del tumore ai polmoni e della successiva fase: “ironia, angoscia, distacco, analisi fredda del dettaglio. Un mix indicibile. C’era tutto Giuliano, in quella paginata”, è scritto sul sito. Quasi un racconto di morte annunciata.
“Se non fosse banalmente retorico (categoria dello spirito da lui ferocemente detestata) si potrebbe parlare di un piccolo capolavoro di autocoscienza e di eccellente giornalismo”. Viene anche citato un breve passaggio di quella singolare cronaca di morte annunciata: “Nella mia radiografia compare un’ombra, serve la Tac. Sì, c’è qualcosa. Per essere più precisi ci vuole la Pet. Verdetto finale: cancro al polmone. Grande, cioè piccolo come una moneta. «Che moneta?».
 Falsa, da buttare”.
Per molti del Corriere della Sera Zincone è stato un maestro – “che per insegnare si limitava a scrivere e a leggere ciò che gli altri scrivevano, esprimendo solo a richiesta pareri profondi, motivati, mai inutilmente crudeli” – ed anche un punto di riferimento.
Legatissimo alla compagna di vita Mimmi, padre molto attento di Caterina e Vittorio, e nonno di quattro nipoti. “La pelle di chi lavora” è stato il libro-inchiesta sulle fabbriche nel 1977, mentre “Gente alla deriva” quello sui boatpeople vietnamiti nel 1980. Poi cinque romanzi: “Edizione straordinaria” (Mazzotta 1979), “Vita, vita, vita!” (Rizzoli, 1985), “Il miele delle foglie” (Marsilio 1995), “Ci vediamo al Bar Biturico” (2006, firmato Paolo Doni) e infine “Niente lupi” (Rizzoli, 2009). Quindi i testi teatrali “Lo stivaletto malese” (1996), il poemetto “Giovanni Foppa vuole cambiar vita” (1997) e i racconti di “Palazzo Cuccumo” (2002).
Scompare davvero un pezzo importante del giornalismo e dello sguardo curioso e attento sull’Italia e sul mondo. (Agi)
I funerali avranno luogo domani, martedì 4 giugno, alle ore 10.30, nella Chiesa di Santa Maria del Popolo, a Roma.

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