Secondo il governo, mandavano in onda programmi “anti-cinesi”: così “si fermano le autoimmolazioni” dei tibetani

Cina: sequestrati i televisori in 300 monasteri

Il Palazzo del Potala, in Tibet, ex residenza del Dalai Lama. Trasformato in museo dal governo cinese

PECHINO (Cina) – Le autorità cinesi hanno confiscato televisori da 300 monasteri nella remota prefettura di Huangnan in Tibet e smantellato apparecchiature di trasmissione satellitare che mandavano in onda programmi “anti-cinesi”, affermando che ciò servirà all’allarmante fenomeno delle autoimmolazioni. Sono 81 i tibetani che quest’anno si sono dati fuoco per protestare contro il dominio cinese.
“In questo momento critico per il mantenimento della stabilità sociale nella prefettura di Huangnan dobbiamo rafforzare le misure e combattere con forza la battaglia contro le auto immolazioni”, riporta l’agenzia di stampa statale del Qinghai.
Il governo locale avrebbe investito 8,64 milioni di yuan (1,39 milioni dollari) per installare 50 trasmettitori che trasmettono il 70 per cento dei canali televisivi della prefettura, dice l’agenzia. La Cina ha più volte denunciato il Dalai Lama e gruppi tibetani in esilio per aver fomentato le auto immolazioni.
Da parte loro, gli Stati Uniti e molti altri paesi hanno chiesto a Pechino di porre fine alle politiche repressive e di negoziare con il premio Nobel tibetano. Pechino però ha sempre difeso il suo pugno di ferro in Tibet, dicendo che la remota regione ha sofferto di una povertà estrema e di una stagnazione economica fino al 1950, quando le truppe comuniste l’hanno “pacificamente liberata”. (Ansa)

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