
Antonino Sorgonà
REGGIO CALABRIA – Giornalismo calabrese in lacrime per la scomparsa di Nino Sorgonà, 58 anni, sindaco revisore del Sindacato Giornalisti della Calabria. E’ morto oggi, alle 14.30, all’Hospice “Via delle Stelle” di Reggio Calabria, dove era ricoverato a causa della grave e irreversibile malattia che, negli ultimi mesi, lo aveva costretto alla degenza ospedaliera.
Un’esistenza tormentata, la sua, stroncata da un’altra, inesorabile, malattia insorta proprio quando la speranza di essere tornato a nuova vita si era fatta largo grazie al trapianto di fegato cui, qualche anno fa, si era sottoposto.
“Con Nino Sorgonà – afferma Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e vicesegretario Fnsi – il giornalismo calabrese perde uno dei suoi figli migliori, ma nel contempo sfortunati. La sua vasta cultura, la sua grande professionalità, la bontà d’animo e la grandissima dignità che l’hanno sempre contraddistinto, paradossalmente sono stati da ostacolo alla brillante carriera che avrebbe meritato. Infatti, con grande amarezza, ha spesso visto occupare, da mediocri signorsì di turno, i posti che gli sarebbero spettati di diritto se nel nostro Paese la meritocrazia non fosse considerata un optional. Di Nino – conclude Carlo Parisi – ci rimarrà il ricordo di un uomo innamorato della vita e del giornalismo, sempre pronto a dispensare consigli e a battersi per la qualità dell’informazione e la difesa della professione. Ci mancherà, soprattutto, il suo sorriso, dolce e amaro, proprio degli uomini dotati di un cuore di straordinaria bontà”.
Nato a Reggio Calabria il 16 maggio 1954, era laureato in Lettere Classiche con indirizzo archeologico e giornalista professionista iscritto all’Ordine della Calabria dal 4 dicembre 1980. E’ stato caposervizio del quotidiano “Oggisud”, diretto da Nino Doldo, e collaboratore di numerosi quotidiani ed emittenti radio-televisive.
Lascia la moglie Patrizia e il figlio Siddharta. La camera ardente è stata allestita all’Hospice “Via delle Stelle”, in via delle Camelie a Reggio Calabria, da dove – per sua espressa volontà – domani, giovedì 27 dicembre, alle 14.30 la salma partirà alla volta di Salerno per la cremazione.
Addolorato per la immatura scomparsa del caro Nino, sono vicino alla sua famiglia.
Esprimo dal profondo del cuore le mie sentite condoglianze per la prematura scomparsa del collega giornalista Nino Sorgonà a tutti i suoi familiari.
Sono convinta che le porte del Cielo si siano già spalancate per accogliere una persona così singolare da essere di esempio non solo ai giornalisti, ma a tutti quegli uomini che vogliano improntare la propria vita su quei valori che hanno illuminato l’esistenza di Nino.
E’ una notizia che mi intristisce molto. Ho conosciuto Nino ad Oggisud nel 1984, ho lavorato al suo fianco per oltre un anno e ne ho apprezzato l’umanità e la professionalità. Le mie condoglianze alla famiglia.
Sentite condoglianze alla famiglia di Nino Sorgonà da parte di tutti i colleghi del Circolo della Stampa Pollino-Sibaritide.
Anche se da anni non ci vedevamo, Nino è rimasto dentro il cuore di molti di noi, per avere fatto un po’ da padre alla straordinaria esperienza di Mediterraneo.
E’ triste venire a sapere che non c’è più, il suo garbato ricordo e la sua intelligente ironia resteranno sempre impresse nella mia mente, così come lo sono state negli ultimi vent’anni.
Ciao Nino
Mi addolora molto la prematura morte di Nino. L’ho conosciuto al tempo dell’avventura di Oggisud e, successivamente, ho avuto modo di frequentarlo nell’ambito di un circolo culturale. Se ne va un collega perbene e di grande spessore intellettuale, una di quelle persone sempre più rare nel nostro ambiente.
Con Nino ci eravammo conosciuti negli anni ‘70, al liceo scientifico “Da Vinci”. Com’era in quel tempo, per molti ragazzi e ragazze impegnati in politica, lui era “nero”, dal colore della maglietta che indossava fino al cuore, senza se e senza ma, per quel che può valere in un giovane sedicenne… Io stavo dall’altra parte, con gli “odiati rossi”, e in mezzo c’erano i “bianchi”, capeggiati da un giovanne emergente democristiano, Titti Licandro, che diventerà poi sindaco di Reggio. E c’erano le ragazze, intelligenti e belle, almeno così me le ricordo, anche loro di “qua” o di “là”: la mia ragazza era “demofascista”, la sua, invece, era radice di un ceppo socialista antifascista e, soprattutto, “filomanciniana”. Il che, all’epoca, era un’autentica eresia per Reggio e dintorni.
Tutto ciò – le così dette contraddizioni – però era diluito dalla voglia di vivere, evitando di scontrarci fisicamente, ma con il coraggio, nelle assemblee e fuori, di dirci quello che pensavamo. Ci siamo rivisti da grandi, alle riunioni ex “285”, facevamo vite diverse, qualche parola e molti silenzi, forse sentendoci un po’ sconfitti, ma mai rassegnati.
Nino non amava chiedere niente, se non un’occasione per dimostrare il suo valore professionale; non accettava “sponsorizzazioni” o “ottroiaggi”, giri politici, che potevano dargli una mano, com’è stato per molti di noi. E di questo ne soffriva, tanto da avvitarsi su se stesso, ammalarsi in maniera irreversibile, prematuramente. Io l’ho conosciuto così e credo che molti del “Da Vinci” potranno essere buoni testimoni della sua mite e infrangibile coerenza, mai intaccata fino alla Fine.