
Il primo numero

L’ultimo numero
BARI – “Il giornale che state leggendo potrebbe essere l’ultimo numero di Barisera per questo 2012”. Pino Ricco, direttore responsabile di Barisera, nell’editoriale di oggi spiega ai lettori la decisione assunta dall’amministratore della società che edita il quotidiano, “in piena sintonia con giornalisti e poligrafici”, che “nell’intento di contenere le spese, ha scelto di interrompere le pubblicazioni non essendoci alcun tipo di certezza, e di ufficialità, sul futuro della testata e dei lavoratori”.
“Trattandosi di una cooperativa (vera), l’azienda – denuncia Pino Ricco – è da oltre un mese in attesa di capire se, e quando, arriverà il contributo erogato dallo Stato per la legge sull’editoria. Un contributo che peraltro si riferisce al 2011 e quindi a soldi già spesi e a investimenti già effettuati. Un contributo che già l’anno passato (in riferimento al 2010) è arrivato in ritardo e decurtato del 18% su quanto ci spettava; somma mai recuperata. Il che ha messo ancor più in ginocchio la struttura”.
Il direttore di Barisera spiega che “a nulla quindi, potrebbero essere valsi tutti i sacrifici a cui i lavoratori si sono sottoposti in questi anni pur di mantenere in vita l’azienda e garantire pluralità d’informazione ai lettori ed il posto di lavoro a se stessi. A nulla vale il fatto che parte dei contributi che lo Stato concede (nella misura del 50% sulle spese) ritornino comunque nelle Casse romane sotto forma di tasse, a vario titolo, visto che per ottenerlo bisogna giustamente essere in regola con il fisco e gli istituti previdenziali. Il giornale costa solo 50 centesimi, prezzo rimasto invariato dal passaggio delle lire in euro”.
“Sarebbe stato semplice – aggiunge Pino Ricco – aumentarlo, magari raddoppiandolo, ma di questi tempi riteniamo sia una mossa poco comprensibile. A parte che non risolverebbe la questione”.
Il direttore del quotidiano pugliese assicura, comunque, che “l’attività di Barisera non si ferma qui. Da domani, 1 dicembre, continueremo a garantire informazione sul nostro sito web www.barisera.net, con una quantità di notizie certamente superiore a quella che finora, per scelta editoriale finalizzata alla vendita del giornale, abbiamo dato. L’auspicio, naturalmente, è che si tratti soltanto di una parentesi, magari frutto del momento difficile che la stragrande maggioranza delle aziende (soprattutto le piccole) sta vivendo in questa lunga stagione di crisi. La speranza è che da Roma arrivi quanto meno un po’ di chiarezza. Vedremo. Grazie a quanti ci sono stati vicini, seguendo l’edizione cartacea, in questi 16 anni e mezzo di attività. Arrivederci”.
Solidarietà è giunta alla redazione dall’Associazione della Stampa di Puglia, la quale ha sottolineato che “la chiusura di un giornale è sempre una brutta notizia perché, a prescindere dalle opinioni e dalla linea della testata, priva i cittadini di una voce, riducendo gli spazi di pluralismo dell’informazione, che rimane il principale pilastro di ogni vera democrazia”.
“Oltre che esprimere solidarietà ai giornalisti e alle maestranze, che pagano sulla propria pelle gli effetti di una crisi che sta assumendo contorni sempre più devastanti”, il sindacato dei giornalisti pugliesi “non può fare a meno di stigmatizzare l’atteggiamento del governo nazionale, e nella fattispecie del Dipartimento per l’editoria presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, rimasto sordo a qualsiasi tipo di sollecitazione a chiarire la posizione di Barisera per l’accesso ai contributi per l’editoria in cooperativa”.
Ai giornalisti di Barisera, che in quanto cooperativa sono editori di se stessi e ai quali va l’augurio di ritornare presto in edicola, non è stata data la possibilità di conoscere ufficialmente, attraverso comunicazioni formali e scritte, lo stato della loro pratica di finanziamento. Così, di fronte al silenzio del governo, che nel frattempo ha drasticamente ridotto le provvidenze per l’editoria, hanno deciso di sospendere le pubblicazioni per non accumulare altri debiti.
Il sindacato dei giornalisti, a tutti i livelli, “non ha mai avallato la concessione di finanziamenti a pioggia, ma ha sempre chiesto che l’erogazione delle provvidenze pubbliche avvenisse secondo regole ispirate al rigore e alla trasparenza e che tutti gli abusi fossero perseguiti e sanzionati. La politica del governo nazionale, sia per l’editoria assistita sia per l’emittenza locale, punta invece a strangolare le aziende, attraverso una spietata selezione naturale innescata da lungaggini burocratiche, silenzi e rinvii, volti soltanto a far slittare il più possibile l’erogazione dei contributi, ormai ridotti al minimo storico”.