Alle soglie dei 90 anni si è spento il più autorevole personaggio del giornalismo calabrese. Giovedì una messa in suffragio

Addio al giornalista Antonio La Tella, una vita contro

Franco Siddi e Carlo Parisi con Antonio La Tella l’11 giugno 2010

Antonio La Tella

REGGIO CALABRIA – Se n’è andato da solo, così come ha scelto di vivere gli ultimi anni della sua esistenza. Antonio La Tella, per gli amici (ma solo per quelli, teneva sempre a precisare) Totò, decano dei giornalisti calabresi, memoria storica della città di Reggio Calabria e non solo.
Un male inesorabile, scoperto negli ultimi mesi, gli ha impedito di raggiungere il traguardo dei 90 anni, che avrebbe compiuto il 29 gennaio prossimo, sebbene all’anagrafe risultasse nato il 2 febbraio 1923.
E’ morto giovedì, ma la notizia è stata diffusa solo oggi, nel rispetto delle sue ultime volontà affidate al suo amico Pino Benedetto: funerale privato, sepoltura nella terra e comunicazione della notizia ad un altro suo amico di sempre, Gianni Letta, che gli fu direttore al quotidiano “Il Tempo”.
Una messa in suo suffragio sarà celebrata giovedì prossimo, alle ore 18.30, nella Chiesa della Cattolica, a Reggio Calabria.
Antonio La Tella è stato il primo addetto stampa del Governo Alleato, istituito presso la Prefettura di Reggio Calabria dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
 Non a caso, tre anni fa, in occasione del debutto del nostro quotidiano on line, Giornalisti Calabria, furono il segretario della Fnsi, Franco Siddi, e il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, attuale vicesegretario nazionale Fnsi, a consegnare ad Antonio La Tella una targa per i suoi 60 anni di iscrizione all’Ordine dei giornalisti.
“1950 – 2010: per i 60 anni di giornalismo di Totò La Tella, memoria storica di un mestiere e di un Paese in cui c’è ancora chi lotta per raccontare la verità”: queste le parole impresse sulla targa consegnata l’11 giugno 2010 a La Tella.
Un carattere non facile, quello di Totò, che ha accompagnato la sua vita di “bastian contrario” sino all’ultimo giorno, ma nel contempo un carattere forte aperto all’innovazione come neppure tantissimi giovani sanno fare. Se fino alla soglia degli 85 anni non sapeva usare un cellulare e si ostinava a scrivere con la sua cara “Olivetti”, nell’ultimo lustro era diventato un mago della telefonia mobile e di Internet. Un fenomeno, come lo è stato nel giornalismo, maestro di intere generazioni di giornalisti ai quali ha insegnato tanto, ad alcuni tutto, ma dai quali – raccontava con amarezza – non aveva più ricevuto neppure una telefonata.
“L’unico rammarico – afferma Carlo Parisi – è legato all’imprevedibile reazione alla malattia che, negli ultimi mesi, lo aveva portato ad interrompere bruscamente i rapporti anche con i pochissimi amici. Quelli che gli sono stati veramente e disinteressatamente vicini, che gli avevano perdonato sempre tutto e che gli perdonano anche l’ultimo, sicuramente non lucido, colpo di testa”.
Antonio La Tella inizia l’attività giornalistica all’indomani dello sbarco degli anglo americani, avvenuto sulla spiaggia di Gallico nelle prime ore del mattino del 3 settembre 1943, collaborando in tempi diversi a quotidiani (Giornale di Sicilia, La Voce di Calabria, Gazzetta del Sud, Il Messaggero) e periodici (L’Airone, Calabria). Dall’ottobre del 1957, è redattore de “Il Tempo”, quotidiano, allora, tra i più diffusi ed influenti della Capitale. Vi resterà sino all’età della pensione. In anni più recenti dirige il settimanale “I Giorni”.
Nel gennaio del 1944 viene chiamato a costituire ed a dirigere l’Ufficio Stampa, voluto dall’Amgot (acronimo di Allied Military Government Of Occupied Territory), con sede presso la prefettura di Reggio Calabria. Il giornalista non aveva ancora compiuto ventun’anni. Avrebbe mantenuto l’incarico fino alla soppressione dell’ufficio avvenuto con il passaggio dei poteri dalla Commissione Alleata di Controllo al Governo Italiano.
Nel giugno del 1946 riceve dalla prima amministrazione elettiva del dopoguerra – sindaco Nicola Siles – l’incarico di provvedere alla organizzazione dell’Ufficio Stampa a Palazzo San Giorgio: un inedito nell’Italia di quegli anni che, in mezzo a tanti triboli, usciva dalle angustie della guerra e dai rigori della dittatura. Contestualmente gli venivano conferite le funzioni e le responsabilità della direzione del servizio.
Eletto presidente dell’Associazione Provinciale della Stampa – un sodalizio che riuniva il meglio del giornalismo reggino di quegli anni – assume funzioni di rappresentanza della categoria a tutela della professione, ancora non regolamentata dalla legge e costretta perciò ad operare in un clima di incertezza e fuori da qualsiasi garanzia.
Nei primi anni cinquanta stabilisce con la sede Rai di Napoli un rapporto di attiva collaborazione. Ottiene consensi una sua rubrica settimanale sui temi dell’attualità, ma improntata allo stile dell’elzeviro, allora in uso. Tale rapporto, confermato anche dopo l’apertura della sede calabrese dell’ente di Stato, verrà bruscamente interrotto nel 1970 per intervento politico, a causa della posizione assunta dal giornalista rispetto alla protesta popolare di Reggio.
Solo molti anni dopo gli sarebbe stato offerto, proprio dalla Rai, un contratto per un programma in diverse puntate, poi realizzato per la regia di Valerio Nataletti, uno dei nomi più noti e stimati della televisione italiana. Ancora per la televisione, ma per quella commerciale, si sarebbe impegnato nella direzione di Tvr, uno tra i primi esperimenti nel genere, rivelatosi ricco più di idee che di capitali.
Presente nella pubblicistica più impegnata su temi di stretta attualità, ha riassunto le sue esperienze di vita e di lavoro in un libro di memorie (“Taccuino Segreto”) che racconta episodi, quasi tutti inediti, dell’Italia – di Reggio in particolare – del secolo appena trascorso. Parte del suo archivio privato è custodito presso l’Archivio di Stato, nel Fondo intestato al suo nome ( e ciò a seguito del decreto emesso dal Ministero dei Beni Culturali con riferimento all’avvenuta donazione).

6 commenti:

  1. Giuseppe Sarlo

    Padre del giornalismo calabrese, firma inimitabile, generoso esempio di nobiltà d’animo, Totò La Tella lascia anche in eredità la sua straordinaria umanità.

  2. Condoglianze vivissime per la scomparsa di un indimenticabile Maestro.

  3. …solo per poco tempo ho avuto il piacere di stargli accanto a Telereggio. Un maestro di giornalismo come pochi. A tutti ha dato qualcosa della sua grande cultura ed esperienza. Non dimentichiamolo.

  4. Di seguito il testo di una delle ultime e mail che Antonio La Tella mi scrisse, in risposta ad una citazione di un suo pezzo, che parlava della storia del tram a Reggio Calabria, pezzo che La Tella scrisse nel lontano 1989, sul settimanale “I Giorni”, al quale io ho collaborato per quasi quattro anni. La email era del 30 agosto scorso.
    “Diavolo di un Cantarella, mi dica come ha fatto a scovare lo stralcio di un mio scritto di tanti anni fa: dimenticato, dimenticatissimo. Giaceva seppellito nei miei ricordi sotto mezza tonnellata di polvere, Lei ha avuto la pazienza di tirarlo fuori e di offrirlo alla mia curiosità. Un dono davvero straordinario, che accolgo con animo grato, Quando ho scritto quel che oggi Lei ripropone, erano già passati per me gli anni del lavoro presso le grandi testate, eppure, pur applicandomi ormai ad una minuscola iniziativa editoriale, mi accorgo di avervi messo lo stesso impegno, la stessa passione. Mi impressiona assai la cura nella sistemazione dei fatti all’interno del racconto. E poi la qualità della scrittura, una costante nel mio lavoro di giornalista. Ci vorrebbero molte persone come Lei in questa Città. Auguri per il Suo lavoro e ancora grazie di tutto Suo aff.mo A. La Tella”
    Addio, dottore La Tella, maestro di giornalismo. La terra Le sia lieve.

  5. Pantaleone Sergi

    Non so se nel suo “Taccuino Segreto”, il libro in cui ha raccolto le sue esperienze di vita e di lavoro, Totò La Tella – lo chiamo Totò perché così mi concesse – abbia ricordato le cose che “a futura memoria” anni fa ha raccontato a me, che volle incontrare con il permesso di un giudice, sulle vicende tragiche di quella Reggio “infelice” che ebbe nel delitto di Lodovico Ligato il suo momento più tragico.
    Non so se mai divulgherò quegli appunti, gelosamente custoditi da anni, dove più che fatti c’erano spiegazioni, deduzioni sul sistema Reggio delle fioriere e dei grandi affari all’ombra dei clan. Ora è il tempo della tristezza per un grande giornalista che non c’è più, per un giornalista leale, per un personaggio che ha fatto la storia del giornalismo calabrese del dopoguerra, tra denuncia, sarcasmo e ironia. Con una prosa brillante, dai registri letterari, a cui tanti si sono abbeverati.

  6. Francesco Crispi

    Totò è stato il giornalista residente più importante che Reggio nel dopoguerra abbia avuto, certo con le sue luci ed ombre: stimolava il consenso intorno alle sue idee che hanno nel bene e nel male condizionato la politica reggina per quarant’anni e creava, a questo scopo, attorno a se un cerchio magico, composto da politici che spesso non si dimostravano all’altezza. Di questo era consapevole, stimolava così carriere immeritate che si adoperava a stroncare quando i beneficati – presi da delirio di onnipotenza – ritenevano di poter fare a meno di lui. Vi sono stati politici di qualità che invece godevano della sua stima, anch’essi non sono comunque durati a lungo. Amava Reggio e le sue idee hanno determinato scelte importanti ed evitato la perdita di importanti insediamenti: sua l’idea della conurbazione, sua la difesa dell’aereoporto, della Fiera agrumaria, sua la difesa del capoluogo. Certo stimolava azioni politiche in difesa di Reggio e pertanto prive di un sistema di alleanze con le altre provincie calabresi: ciò ha progressivamente determinato una certa marginalità di Reggio nel contesto regionale. Innovatore nei processi di comunicazione, come non ricordare la pagina regionale del Tempo, Tvr, i Giorni (chi non ricorda la rima dedicata da Michele Musolino?). I mezzi ricercati per la realizzazione di alcune iniziative rappresentarono il suo limite. Va salutato come uno dei più importanti protagonisti della vita reggina, addio Totò.

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