Per l’Odg della Lombardia la pubblicazione ha “trasceso il diritto-dovere di informare” e leso la dignità della persona”

Sallusti censurato per la foto dell’attentato di Brindisi

Letizia Gonzales

Alessandro Sallusti

MILANO – L’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha sanzionato con la “censura” il direttore responsabile del quotidiano “Il Giornale”, Alessandro Sallusti, che il 20 maggio scorso, all’indomani dell’attentato davanti alla scuola “Morvillo Falcone” di Brindisi, ha pubblicato in prima pagina la foto di una delle ragazze ferite, ritratta a terra, con i vestiti bruciati dall’esplosione della bombola di gas e con una parte del corpo denudata.
La decisione, ha spiegato la presidente dell’Odg lombardo, Letizia Gonzales, estensore del provvedimento disciplinare, è stata assunta perché “Il Consiglio ha ritenuto che la pubblicazione della fotografia de qua sulla prima pagina de Il Giornale abbia trasceso il diritto-dovere di informare il pubblico e abbia leso la dignità della persona ritratta. Nello stesso tempo è stata proposta al pubblico una immagine impressionante”.
Letizia Gonzales aggiunge che “la pubblicazione dell’immagine ha amplificato le conseguenze dell’attentato a danno della ragazza ritratta. A tutti, infatti, è stato dato modo di coglierla in un momento di estrema vulnerabilità, mentre la sua condizione avrebbe richiesto maggiore riguardo e pudore”. In particolare, “l’umiliazione che la ragazza ha subito nel rimanere a terra, inerte, con il corpo parzialmente scoperto è stata enormemente accresciuta dalla pubblicazione dell’immagine sulla prima pagina di un quotidiano”.
La notizia è stata resa nota dall’associazione “Giulia”, che sulla vicenda aveva presentato un esposto allo stesso Ordine dei giornalisti della Lombardia.
A sostegno del provvedimento disciplinare, l’Odl lombardo richiama l’articolo 15 della legge sulla stampa, l’articolo 21 della Costituzione, le sentenze della Corte Costituzionale (17 luglio 2000, 293), della Cassazione III Sezione Penale (27 aprile 2001), del Tribunale di Roma (3 febbraio 1995), della Corte di Cassazione (9 giugno 1982, 637) e del Tribunale di Monza (27 febbraio 2002).

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