BOLOGNA – Non c’è crisi economica del settore dell’emittenza locale, per grave che sia, che possa giustificare il fenomeno delle interviste a pagamento praticate in almeno due tv locali dell’Emilia-Romagna. Chi manda in onda spazi pagati senza neanche avvertirne gli spettatori li sta truffando, né più né meno come un’industria alimentare che metta in circolazione cibi avariati.
Bene hanno fatto Sindacato e Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna a censurare questi comportamenti nel modo più netto, stroncando sul nascere ogni tentativo di confondere le responsabilità e far credere che “così fan tutti”.
Chi vende informazione adulterata commette, tra l’altro, anche un atto di concorrenza sleale ai danni delle altre emittenti che invece rispettano il diritto dei cittadini ad un giornalismo corretto e trasparente. Per questo la Fnsi sollecita anche la rappresentanza delle imprese che fanno emittenza locale ad un atteggiamento di intransigenza.
Il rispetto delle regole deontologiche non è un lusso da concedersi nei tempi felici, ma il fondamento stesso del rapporto di fiducia con gli utenti. Il sindacato dei giornalisti è allarmato almeno quanto gli imprenditori del settore dalla crisi che sta devastando l’emittenza locale, e che il passaggio al digitale terrestre ha accelerato. E insieme ci sarà da moltiplicare gli sforzi per ottenere una maggiore attenzione da governo, Parlamento, istituzioni locali. Ma pensare di uscirne con questi mezzi è una scorciatoia verso il suicidio.
La Fnsi: “Niente giustifica il mandare in onda servizi di «informazione» senza avvertire che sono a pagamento”