Franco Siddi: “Non sono più la sola fonte primaria di informazione”. Gli editori? “Hanno saputo solo metter mano ai conti”

La qualità del “prodotto” salverà le Agenzie di stampa

Il segretario della Fnsi Franco Siddi

ROMA – Solo continuando a puntare sulla qualità del “prodotto” le agenzie di stampa potranno conservare la centralità del proprio ruolo anche nell’era dell’informazione digitale.
E’ l’indicazione emersa con forza dal convegno “Un take al futuro”, organizzato dall’Associazione stampa romana e dal Coordinamento dei Cdr delle agenzie.
“Quello che stiamo vivendo – ha premesso Paolo Butturini, segretario dell’Asr – è un momento di vera e propria rivoluzione strutturale, che purtroppo cade in una fase di recessione”.
“La categoria – ha ricordato Butturini – ha ‘perso’ 1400 posti di lavoro negli ultimi tre anni e i quotidiani continuano a perdere copie ma le aziende editoriali mancano di flessibilita’ – quella stessa flessibilita’ che pretendono dai giornalisti – nell’approccio al mercato e nelle strategie di rilancio. E’ un errore gravissimo considerare, come hanno fatto sin qui, la riduzione del costo del lavoro l’unica panacea”.
Per Giulio Anselmi, presidente della Fieg, bisogna “difendersi da due pericolosi luoghi comuni: che le notizie non valgono più e che dei giornalisti si può fare a meno. E’ il ruolo di questi ultimi che va ridefinito: i cittadini lettori vogliono interagire sempre di più con i media ma la mediazione giornalistica va tutelata, e il solo modo per farlo è investire sulla qualità, ovvero sulla credibilità. La multimedialità – ha sottolineato – è un’occasione di sviluppo, un’occasione da non sprecare, anche se ci sono ancora colleghi che fanno improbabili distinzioni di ruolo tra lavoro giornalistico e lavoro tecnico”.
Il sistema delle convenzioni con le agenzie “presenta obiettive ambiguità – ha spiegato Roberto Marino, del dipartimento dell’informazione e dell’editoria della presidenza del Consiglio – con una base normativa molto fragile, vecchia di oltre mezzo secolo, e senza indicazioni precise sulle cifre: di anno in anno c’e’ incertezza dei fondi e in tempi di spending review è ovvio che si faccia fatica a ‘giustificare’ la spesa per mantenere un numero di agenzie superiore a quello degli altri paesi. Mancano dei criteri oggettivi, e’ vero, ma da un paio d’anni ne sono stati individuati alcuni per lo più quantitativi essendo obiettivamente difficile valutare la qualita’ del prodotto”.
“Sino a pochi anni fa – ha ricordato Roberto Iadicicco, direttore dell’Agi – per le agenzie era fondamentale arrivare per prime ma l’avvento di internet e degli stessi social network ha finito con lo sfumare il concetto di tempo”.
“Non possiamo nasconderci – ha aggiunto – quanto sia difficile interpretare le esigenze e i cambiamenti del cosiddetto ‘mercato’, ma al centro di tutto per fortuna resta la notizia. E nel nuovo scenario i due soli pilastri capaci di garantire un futuro al take sono la qualità e l’internazionalizzazione: noi ci stiamo muovendo da tempo proprio in questo senso, grazie anche alla partnership con alcune importanti agenzie straniere”.
Per Franco Siddi, segretario della Fnsi, le agenzie rappresentano “uno spicchio di realtà del mondo dell’informazione che conserva la sua centralità: il pilastro c’è, e resiste, bisogna intendersi su che cosa costruirci sopra. Le agenzie non sono più la sola fonte primaria di informazione, devono fare i conti con la velocità dell’informazione globale che viaggia sulla rete e che è proposta da soggetti diversi da quelli tradizionali, ma gli editori di fronte alle sfide del futuro anzichè intervenire sul prodotto hanno solo saputo mettere mano ai conti, tagliando qua e là e spesso senza criterio”. (Agi)

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