Migliorare l’approccio dei media rispetto al fenomeno migratorio è l’obiettivo del progetto promosso dal Ministero del Lavoro

“Comunicare l’integrazione”: Italia Lavoro contro i pregiudizi

Bianca Berlinguer, tra i giornalisti che si sono confrontati, ieri a Roma, nella tavola rotonda promossa da Italia Lavoro

ROMA – Superare stereotipi e pregiudizi culturali che spesso, anche inconsapevolmente, finiscono con il distorcere fatti focalizzati esclusivamente sugli aspetti negativi relativi agli immigrati, raramente bilanciati da storie positive di successi economici e sociali. Come? Migliorando l’approccio dei media rispetto al fenomeno migratorio, e quindi sensibilizzando i giornalisti nel veicolare in maniera completa e obiettiva le informazioni relative all’immigrazione e all’integrazione. E’ questo l’obiettivo di “Co.In.-Comunicare l’integrazione”, l’iniziativa promossa dal ministero del Lavoro, in collaborazione con il ministero dell’Interno, e attuata da Italia Lavoro.
Finanziato dal Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi, il progetto si è articolato in tre linee di intervento. A partire dall’elaborazione di un handbook da distribuire nelle redazioni, relativo al tema dell’immigrazione e al rapporto tra mass-media e integrazione, con dati, normative e indicatori, volto a veicolare buone pratiche e storie positive di cittadini immigrati.
Sono stati poi organizzati, in cooperazione con gli ordini professionali regionali, 6 seminari di aggiornamento tenuti, sul territorio, da personalità di spicco del mondo dell’informazione e rivolti a giornalisti.
Inoltre, una Spring School, rivolta a 50 giovani giornalisti, allievi delle  Scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine dei giornalisti, selezionati a seguito di un concorso.
A parlare dell’approccio dei mass media rispetto agli immigrati, durante il dibattito, è stato Mario Morcellini, direttore del dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della “Sapienza” di Roma: “La comunicazione – ha detto – si avvicina alla persona solo nei momenti di emergenza. Si usano molti stereotipi sugli stranieri perché l’immigrazione produce cambiamento sociale duro da comprendere e quindi anche duro da raccontare. E’ importante dunque alzare l’asticella delle aspettative rispetto all’informazione. E in questo senso il web rappresenta una nuova frontiera, dove si registra una qualità di informazione più elevata”.
Ha riferito i dati di un’indagine condotta su tre testate nazionali, tra il 2005 e il 2008, Ernesto Calvanese, docente di criminologia all’Università degli studi di Milano.
“Da quest’indagine – ha spiegato – emerge che non si parla mai dell’aspetto umanistico dell’immigrazione, dell’incontro tra culture. La stampa ha in generale un atteggiamento abbastanza freddo. Si parla di immigrati soprattutto in riferimento a episodi di delinquenza, a fronte di una sottorappresentazione dei casi in cui sono coincolti italiani. Un’altra ‘rumorosa’ assenza è quella della storia dell’emigrazione italiana, di cui non si parla mai”.
E su come la stampa affronta il tema dell’immigrazione si sono confrontati, in una tavola rotonda, a Roma, giornalisti italiani e stranieri. Bianca Berlinguer (direttore del Tg3), Antonio Polito (editorialista del “Corriere della Sera”) e Mario Sechi (direttore de “Il Tempo”) hanno risposto alle domande dei colleghi stranieri Keti Biçoku (direttore del giornale albanese “BotaShqiptare”), Mario Osorio Beristain (vicesegretario dell’Associazione della stampa estera) e Maarten van Aalderen (ex presidente dell’Associazione della stampa estera e corrispondente del giornale olandese “De Telegraaf”).
“Credo che tutta la stampa – ha affermato Bianca Berlinguer – tenda a dare una rappresentazione degli immigrati o come minaccia sociale o come emarginazione. Non si rappresentanto, invece, gli immigrati nella quotidianità e nella normalità. C’è anche molta ignoranza verso un fenomeno ancora recente. E’ anche vero che la tv spesso racconta quello che la società si aspetta di sentirsi raccontare”.
Per Mario Sechi, però, è da rifiutare “una visione che associa immigrazione e buonismo” e bisogna sempre tenere presente che “ai diritti corrispondono i doveri da parte di tutti”.
“Il vero tema sull’immigrazione – ha sottolineato – è il lavoro: circola il falso stereotipo che gli immigrati portino via lavoro agli italiani, mentre rappresentano una risorsa e fanno mestieri che gli italiani non vogliono fare”. Comunque, ha aggiunto, “la percezione dell’immigrazione ha bisogno di molto tempo e penso che l’Italia sia un paese accogliente”.
Da parte sua, Antonio Polito ha rimarcato che “una buona stampa non è necessariamente una stampa buona, che diffonde buoni sentimenti”, e che, in ogni caso, la responsabilità di come vengono trattati certi temi è “delle linee editoriali, ma anche del clima in cui i giornali operano”.
“Il lavoro più profondo che si può fare è fornire alle redazioni dati con standard informativi – ha concluso – e questo progetto rappresenta sicuramente un passo avanti”. (Adnkronos)

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