Nell’aula del processo Ruby a carico di Berlusconi depone Chiara Danese: “Lo toccavano cantando ‘Meno male che Silvio c’è’”

“Emilio Fede ci disse che avevamo superato la prova”

Chiara Danese

Emilio Fede

MILANO – “Imbarazzata”. Di più: “Mi veniva da piangere”. Nell’aula del processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi depone Chiara Danese, una delle ragazze presenti ad una serata ad Arcore, parte civile nel procedimento parallelo a carico di Lele Mora, Nicole Minetti e Emilio Fede.
Davanti ai giudici la ragazza, oggi testimone, ha raccontato della serata passata a villa San Martino, invitata da Emilio Fede che aveva conosciuto partecipando al casting per diventare meteorina.
“C’erano una decina di ragazze e un paio di signore eleganti più adulte”. Chiara parla della cena con Silvio Berlusconi, seduto al fianco di Roberta “che lui aveva presentato come la sua fidanzata e che io avevo conosciuto in una selezione per miss Italia”. Durante la cena qualcuno suonava, poi “Berlusconi cominciò a raccontare barzellette sconce per le quali le ragazze ridevano in modo forzato”.
Tra le “ragazze” c’erano anche Nicole Minetti, le gemelle De Vivo, Maristelle Polanco e altre. “Ad un certo punto Berlusconi fece arrivare una statuetta raffigurante un uomo, dall’altezza più o meno di una bottiglietta d’acqua da mezzo litro con un pene sproporzionato. Berlusconi invitò le ospiti a mimare rapporti orali con la statuetta e loro lo fecero…c’era chi scopriva il seno..poi le ragazze andavano da Berlusconi, si facevano toccare, lo toccavano, cantavano «meno male che Silvio c’è»”.
Lei, Chiara, assisteva incredula, e Fede “dava a me e ad Ambra (l’amica con la quale si era recata alla villa, ndr) delle gomitate per farci reagire”. La teste, che nel contro-esame dell’avvocato Niccolò Ghedini è scoppiata a piangere, parla poi del dopo cena, il bunga bunga. “Nel locale che sembrava una discoteca, le ragazze ballavano in modo provocante e alcune si spogliavano. Ricordo che la Minetti rimase nuda. Alcune di loro venivano da me e Ambra, ci mettevano le mani addosso, ci spingevano ad imitarle. Io stavo zitta, non parlavo con nessuno. Mi veniva da piangere, ero fortemente in imbarazzo”.
Così Ambra si decide a chiedere a Fede di tornare a casa e lei e Chiara fanno ritorno a Milano. “In auto Fede ci disse che avevamo superato «la prova» e che le altre erano tutte delle prostitute”.
Da allora, dice poi la teste, “sono stata additata come una escort, non posso uscire a ballare con le amiche che c’è chi mi indica”. Per questo ha scritto una memoria con l’amica e si è presentata in procura a Milano per testimoniare su cosa accadeva nelle serate organizzate per l’ex premier.  (Adnkronos)

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