ROMA – Quattro mesi e quindici giorni di reclusione, convertiti in 9 mesi di libertà controllata: è la condanna del giudice Fabio Mostarda del tribunale di Roma nei confronti di Gabriele Paolini, il disturbatore per eccellenza dei collegamenti televisivi, ritenuto colpevole del reato di interruzione di pubblico servizio per essersi “inserito nel campo di una ripresa del Tg3 durante un collegamento” effettuato da piazza San Giovanni il 20 aprile del 2010 dalla giornalista Francesca Lagorio, poi costretta a sospendere la diretta.
Paolini è stato, invece, assolto dall’accusa di violenza privata consistita nell’aver “spintonato i tecnici della Rai Tg3” e nell’aver urlato al microfono “ingiurie e calunnie” nei confronti del Papa e di esponenti politici. Il pm aveva chiesto per l’imputato una condanna a sei mesi.
Per questa vicenda, Paolini aveva rischiato davvero di finire in manette. La Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip Giovanni Ariolli, il 19 maggio 2010, aveva disposto la misura, più mite, del divieto di dimora nella capitale, poi confermato dal Tribunale del riesame. (Agi)
9 mesi di libertà controllata al “disturbatore” tv per essersi “inserito nel campo di ripresa durante un collegamento”