Giornalismo calabrese in lutto per uno dei suoi figli più cari e sfortunati. Il ricordo di Carlo Parisi

Commosso addio al giornalista Franco Ferrara

Franco Ferrara

CATANZARO – Il giornalismo calabrese piange la scomparsa di Franco Ferrara, 60 anni, già componente del Collegio dei Probiviri del Sindacato Giornalisti della Calabria.
Nato a Catanzaro il 18 agosto 1951, Francesco Ferrara si è formato al “Giornale di Calabria” di Giuseppe Soluri occupandosi, nel corso degli anni, di quasi tutti i settori del giornale, con particolare riferimento alle cronache regionali.
Giornalista professionista dal 5 giugno 1987, dopo la parentesi calabrese si era trasferito in Emilia Romagna per essere assunto alla “Gazzetta di Ferrara”. Un’esperienza durata circa due anni,  per poi far ritorno in Calabria e dare man forte al “Domani” di Guido Talarico.
Chiusa la parentesi con i quotidiani, Franco Ferrara si era lanciato nell’avventura “Calabria Sera”, edito da una cooperativa di giornalisti, di cui è stato fondatore e direttore responsabile. Una breve esperienza, quella del settimanale regionale, che non ha avuto fortuna per via delle difficoltà della stampa periodica di trovare spazio in un mercato saturo di quotidiani e povero di inserzionisti pubblicitari.
Gli ultimi anni di carriera, Franco Ferrara li ha trascorsi in servizio all’Ufficio Stampa della Giunta Regionale della Calabria, chiamato dall’ex presidente Agazio Loiero con la qualifica di caposervizio.
Nel frattempo, la malattia si era impossessata di lui, costringendolo a frequenti ricoveri in ospedale ed al pensionamento per motivi di salute, accordatogli nei mesi scorsi dall’Inpgi, l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani.
“Era un burbero dal cuore buono, al quale era impossibile non volere bene”. Lo ricorda, così, il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi, che con lui e con Massimo Tigani Sava, ha condiviso gioie e dolori dell’avventura del “Giornale di Calabria” di Soluri.
“Correva l’anno 1987 e in un cantinato di via Filanda, a Catanzaro, “Il Giornale di Calabria”, rinato un paio d’anni prima in “macchina piana”, si apprestava a rivivere il fascino della rotativa che avrebbe accompagnato il giornale sino al 2001. Spesso – ricorda Carlo Parisi – non avevamo neanche i soldi per mangiare, ma da quell’esperienza, vissuta senza risparmio di energie grazie alla grande passione che ci ha sempre animato, abbiamo imparato tutti i segreti del mestiere di giornalista, ma soprattutto l’umiltà e la dignità che bisogna sempre avere per svolgere onestamente questo mestiere”. “Franco, nonostante l’ansia con la quale tartassava i corrispondenti, esigendo al più presto i pezzi per chiudere le pagine, e le nuvole di fumo che ci costringeva a subire, aveva il cuore grande dei grandi uomini”.
“Ci sentivamo spesso al telefono – ricorda Carlo Parisi – o meglio, mi chiamava spesso al telefono, soprattutto negli ultimi mesi, quelli della malattia, vissuti nella speranza di raggiungere quell’agognata pensione che avrebbe dovuto alleviare gli ultimi anni della sua vita. L’ultima telefonata me l’aveva fatta appena sei giorni fa, il 12 aprile alle ore 20. Un minuto e dodici secondi in tutto, con la voce propria di chi sta per spegnersi, per chiedermi di sistemargli la posizione all’Inpgi.
Alla depressione dei tanti, troppi, periodi, che ha vissuto per non aver voluto mai essere un “signor sì”, rivendicando la sua onestà intellettuale di giornalista libero e orgogliosamente fiero delle sue idee di sinistra, ha alternato i grandi momenti di gioia donatogli dalla sua compagna Emanuela Burchi che, nel dicembre scorso, aveva felicemente voluto sposare a Marcellinara”.
Alla “Gazzetta di Ferrara”, Franco aveva, infatti, incontrato Emanuela, la segretaria di redazione che l’aveva seguito in Calabria nell’esperienza del “Domani” per condividere le gioie e i dolori della vita. E ad Emanuela, oggi – che, per espressa volontà di Franco, ha dato la notizia della scomparsa a tumulazione avvenuta – va il più grande abbraccio di quanti hanno voluto davvero bene al suo Franco. Al nostro Franco.
“Il giornalismo calabrese – conclude Carlo Parisi – oggi ha perso uno dei suoi figli più cari e sfortunati. Un amico sincero sempre pronto a dividere il panino che questo mestiere non sempre assicura ai suoi figli migliori”.

COMMENTI

19/04/2012 alle 10:26
Ciao Franco…
Quando entrai per la prima volta nella redazione de “Il Domani” a Marcellinara nel 1988 mi accolse fraternamente, abbracciandomi.
Era burbero sì, ma profondamente convinto delle proprie idee. Una professionalità mai più riscontrata in altri colleghi.
Fu lui a insegnarmi il mestiere di giornalista della carta stampata. Volle fortemente il mio praticantato, insistendo sul direttore, Domenico Morace.
 La mia gratitudine è infinita. Franco Ferrara ci ha lasciati per sempre. Mentre scrivo piango e penso a quante ore abbiamo trascorso insieme fino a tarda notte per “chiudere” le pagine del Domani.
Gridava, si incazzava e poi ti abbracciava. “Così non va..i titoli sono importanti. Cerca di farlo “battere”…”La misura”..”Il senso”. Insomma, era una battaglia continua fino alla chiusura. Teneva alla professione come pochi. E aveva ragione, il giornalista è un mestiere serio, non si può improvvisare.
Franco se ne è andato in silenzio come era nel suo stile, fuori dal lavoro. Anche se la sua vita era il lavoro, il giornalismo. Sempre e solo dietro il pc per “chiudere” le pagine. Fare la “prima” da mandare ai grafici, e poi via in foto-unità. Quindi, il giorno dopo alle 9 era già in trincea a fare il timone.
Non si faceva scrupoli, telefonava anche la mattina alle 7. “Antò.. quante pagine fai oggi di Lamezia?. Vieni presto che dai una mano anche per le pagine di Crotone, Vibo, Calabria…”.
Era così, pratico e risolutivo. Ti accoglieva in redazione col sorriso, poi verso sera iniziava a “pretendere” la chiusura delle pagine. “Chiama Mario a Reggio..deve chiudere le pagine, porca…”. Così, era Franco Ferrara. Lo voglio ricordare con il suo sorriso e la sua semplicità nel raccontare i fatti della vita che rimangono nel mio cuore. Ciao Franco.
Antonio Cannone

Un commento:

  1. Ho conosciuto solo telefonicamente Franco Ferrara. La mia esperienza di cronista incrociò questo grande giornalista per un brevissimo periodo, in ragione di una sinergia che un settimanale che dirigevo aveva con il Domani, di cui Franco Ferrara era un’insostituibile colonna.
    A quei tempi lavoravo come cronista di nera alla Gazzetta e la direzione del settimanale l’avevo accettata per – come si dice in gergo – arrotondare il mensile. Percepivo in Ferrara la grandezza del mestiere, del vero uomo macchina. Non avevo rapporti diretti, ma capitava di avere l’onore di parlare con lui. Notavo che i giovani che collaboravano con lui avevano una venerazione. Particolare che mi incuriosì molto. Ho seguito da lettore ogni iniziativa di Ferrara compresa quella sfortunata di Calabria Sera, che in altri tempi avrebbe avuto, ritengo, fortune diverse.
    Mi ha colpito il ricordo sincero e commosso di Carlo Parisi, che senza infingimenti ha parlato di pochi soldi in tasca e di un panino da dividere. Si chiama gavetta. La fanno in pochi ormai e spesso chi la fa non trova gli spazi che meriterebbe. Ma non tutti, per fortuna, sono “Signor Sì”.
    Mi dispiace non essere stato suo allievo-amico. Mi addolora di più che di lui si parli solo adesso. Non aveva la popolarità che il giornalismo anche in Calabria sa dare, ma aveva la grandezza del talento.

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