Il segretario della Fnsi sulla chiusura del comparto che mette “all’asta on line tutto ciò che aveva”

Rai Corporation: “Uno sbaraccamento triste e avvilente”

Franco Siddi

ROMA – Lo sbaraccamento definitivo di Rai Corporation, coniugato alla precedente chiusura di Rai Internazionale e della sua programmazione per gli italiani all’estero, non poteva essere più triste, avvilente, e indice di una Rai che non riesce più a dare valore ai suoi “pezzi”.
Rai Corporation, con la sua sede di New York e quella che fu una struttura – rifugio costosa – non solo centro di organizzazione per i servizi e perciò discutibile – chiude, mettendo all’asta on line tutto ciò che aveva (dalle apparecchiature di ripresa, agli strumenti satellitari, alle scrivanie).
La vendita è prevista dalle 7 del mattino del  2 maggio  alle 10 del 3 maggio, con possibilità di una consultazione preliminare  il giorno prima. Una vera e propria liquidazione affidata ad una antica società americana di servizi (Heritage Global Partners) che procederà alla vendita dei beni per lotti. I giornalisti corrispondenti saranno appoggiati a una sede dell’agenzia AP.
Dai fasti e dagli sprechi, a una liquidazione anziché a una riqualificazione. Segno dei tempi ma anche di un certo declino da cui la Rai merita di essere sottratta per il valore che ha e per le grandi risorse di rilancio di cui dispone ma di cui in troppi “responsabili” sembrano non accorgersi preferendo, comunque, non tenerne conto e perciò non affrontano i veri nodi della riqualificazione del servizio pubblico.
Anche alla luce di questa “capitolazione” è più che mai urgente porre mano alla vicenda Rai. Con buon senso e all’insegna della trasparenza è necessario che Governo e Parlamento ascoltino lo sconcerto e la protesta delle formazioni sociali e avviino una vera svolta all’insegna della trasparenza, delle competenze, del recupero della missione del servizio pubblico e della buona gestione.

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