
Fabrizio Corona, condannato oggi per una foto dal carcere di San Vittore
ROMA – Fabrizio Corona sarà l’insolito conduttore di un nuovo people show che promette scintille. Il titolo è “Libertà di parola” e andrà in onda dal 2 aprile in diretta alle 21 su Canale Italia, sul circuito web “Altra TV”, su una piattaforma multimediale (oltre 100 emittenti che lo trasmetteranno in contemporanea), sui principali social network e sul sito “www.libertadiparola.tv”.
L’operazione mira a far rinascere il genere del “people show” dalle ceneri di “Abboccaperta” di Gianfranco Funari. Con la complicità del regista di allora, Ermanno Corbella, un gruppo creativo di cui fanno parte anche Filippo Mauceri, Klaus Mayenza e Grazia Pracilio, ha messo a punto un format in cui cento persone comuni, divise in due tribune, daranno vita ad un dibattito in cui la voce dominante e sovrana è quella della gente.
La mission del programma sarà quella di consentire a tutti di farsi un’opinione. La tecnologia permetterà di connettere i partecipanti al pubblico con gli utenti da casa, tramite Skype, i social network, il telefono e di allargare ulteriormente il dibattito.
Citando Karl Popper, gli autori illustrano la loro dichiarazione di intenti: “Giudicheremmo fertile la discussione se la diversità di opinioni avrà aiutato i partecipanti a elaborare tesi nuove e interessanti, per quanto non necessariamente decisive”.
Senza mediazioni né censure, Corona guiderà un dibattito che si annuncia dalle tinte forti. Cresciuto fra le rotative dei giornali, il paparazzo, figlio e nipote di giornalisti, conosce bene il mondo dei media in cui è stato, a fasi alterne, “vittima” e “carnefice”.
Il programma non verrà trasmesso nei tradizionali ed ordinari canali, bensì su una piattaforma multimediale costituita, nel dettaglio, da: Canale Italia 83 (canale 83 della piattaforma digitale terrestre), Canale Italia nelle zone non irradiate con il sistema digitale, Canale Italia 913 (della piattaforma Sky), 100 web tv aderenti al circuito Altra Tv. Inoltre, sui principali social network e sul sito “www.libertadiparola.tv”.
Intanto, oggi, Corona è stato condannato anche in appello, ma con pena ridotta da un anno e otto mesi a un anno, due mesi e cinque giorni. Si è concluso così, infatti, a Milano, uno dei tanti processi a carico del paparazzo, che stamani ha deciso di essere presente a Palazzo di Giustizia per il procedimento di secondo grado che lo vedeva accusato di aver corrotto una guardia carceraria riuscendo a fare entrare una macchina fotografica a San Vittore, quando era detenuto.
Il sostituto procuratore, Gaetano Santamaria, aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado emessa dal gup di Milano nel marzo 2010, ma i giudici della seconda sezione della Corte d’appello l’hanno ridotta di 6 mesi.
Corona, imputato per corruzione, stando a quanto ricostruito dalle indagini, tra il 13 aprile e il 15 giugno 2007, quando era in carcere nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Vallettopoli”, si fece consegnare dalla guardia carceraria una macchina fotografica usa e getta per ritrarsi in un servizio all’interno di San Vittore.
Il “re dei paparazzi” incassò, secondo l’accusa, circa 20mila euro dalla vendita di quelle foto che vennero pubblicate su alcune riviste di gossip. L’agente penitenziario invece percepì quattromila euro come prezzo della corruzione.
Corona, difeso dall’avvocato Giuseppe Lucibello, nel procedimento di primo grado aveva, però, risarcito il Ministero della Giustizia con ottomila euro. Intanto, le condanne a carico dell’agente fotografico si accumulano e la difesa ha chiesto per lui l’affidamento in prova ai servizi sociali, dopo l’ordine di esecuzione con sospensione del sostituto pg di Milano per la condanna definitiva a un anno e 5 mesi per la vicenda dei foto-ricatti e per due patteggiamenti definitivi per spendita di denaro falso (un totale di circa 2 anni e 8 mesi).
Tre le condanne più “pesanti”, ma non ancora definitive: ci sono i 4 anni in primo grado per bancarotta e i 5 anni in appello a Torino per estorsione a David Trezeguet. In più, pende la richiesta della Procura di Milano di applicargli la sorveglianza speciale.