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Giovanni Lilliu
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Giovanni Lilliu, nel 1955, negli scavi archeologici di Barumini
CAGLIARI – L’archeologo Giovanni Lilliu, considerato il massimo conoscitore della civiltà nuragica, è morto questa mattina a Cagliari all’età di 97 anni. Professore emerito di antichità sarde all’Università di Cagliari e Accademico dei Lincei dal 1990, Lilliu era archeologo di fama internazionale, famoso soprattutto per aver riportato alla luce la reggia nuragica Su Nuraxi, a Barumini, suo paese natale a circa 50 km da Cagliari, dichiarata nel 2000 dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Dopo i rilievi preliminari (1940-49), la campagna di scavi compiuta dal 1951 al ’56 fece emergere un villaggio nuragico, sviluppatosi intorno ad un nuraghe quadrilobato (cioè con un bastione di quattro torri angolari più una centrale), tra il XIII ed il VI secolo a.C.
E’ autore di fondamentali monografie sulla preistoria, quali, ad esempio, “I nuraghi. Torri preistoriche di Sardegna” (1962), l’ampia opera di sintesi “La civiltà dei Sardi dal Neolitico all’età dei nuraghi” (1963), ristampata, ampliata e rimaneggiata nel 1967 e nel 1988, che resta una delle opere più importanti della storiografia sarda del Novecento, “Sculture della Sardegna nuragica” (1966), “La civiltà nuragica” (1982) e “Arte e religione della Sardegna prenuragica” (1999).
Nato a Barumini (Cagliari) il 13 marzo 1914, allievo di Ugo Rellini alla Scuola Archeologica di Roma, dal 1943 al 1955 Lilliu ha operato nella Soprintendenza alle Antichità della Sardegna prima come ispettore e poi direttore, iniziando a scavare nel 1939 in Sardegna e in seguito anche a Maiorca.
Professore ordinario di antichità sarde dal 1955, è stato per vent’anni preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, dove ha fondato e diretto la Scuola di Specializzazione di Studi Sardi. Dal 1955 ha diretto la rivista “Studi Sardi” e dal 1983 dirige il “Nuovo Bollettino Archeologico Sardo”.
Accanto all’attività scientifico-accademica, Lilliu ha svolto un’intensa militanza politica, sin dagli anni universitari romani, nelle fila dell’Azione Cattolica e della Fuci e poi, dopo il rientro cagliaritano del 1943, della Democrazia Cristiana, di cui è stato consigliere e assessore nell’Amministrazione Provinciale di Cagliari.
Lilliu è stato consigliere regionale dal 1969 al 1974 e consigliere comunale di Cagliari dal 1975 al 1980. Ha svolto anche un’intensa attività pubblicistica su temi politici, sociali e culturali con numerose testate italiane e straniere ed è stato collaboratore de “L’Unione Sarda” a cominciare dal 1947, e dal 1994 de “La Nuova Sardegna”.
Lilliu è stato sempre impegnato nella difesa dei beni culturali e ambientali della Sardegna dalla speculazione e dal degrado. Era socio dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, dell’Istituto di Studi Etruschi di Firenze, della “Sociedad Arqueologica Lulliana” di Palma di Maiorca.
“Anche il giornalismo sardo è in lutto per la scomparsa del professor Giovanni Lilliu”, ha detto il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Filippo Peretti, nel ricordare lo studioso di fama mondiale, che era iscritto all’Albo del giornalisti dal 1983.
“L’illustre accademico e padre della moderna archeologia sarda – ha detto Peretti – ha onorato anche la figura del giornalista pubblicista, interpretandola in modo esemplare per prestigio e competenza. Con i suoi memorabili articoli sulle principali testate isolane, Giovanni Lilliu ha testimoniato – afferma Peretti – , in spirito di servizio, il ruolo e il significato di un’informazione intesa soprattutto come strumento a favore dello sviluppo sociale e culturale di un popolo”.
“L’Isola ha perso uno dei suoi uomini migliori, un vero cantore-cultore della nostra identità”. E’ il commento del presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, alla notizia della scomparsa di Giovanni Lilliu.
“Il «Sardus Pater» che gli è stato assegnato nel 2007 è un’onorificenza che ben simboleggia l’affetto e la riconoscenza di tutti i sardi per un uomo che ha dedicato tutta la sua vita a studiare, ricostruire e valorizzare la storia dei nostri progenitori perché , come spiegava, bisogna saper «incorporare il passato per aprirsi all’avvenire». Partire cioè dalle nostra radici per spiccare il volo”.
“E’ questa la grande lezione civile e il lascito alle future generazioni – conclude Cappellacci – di un uomo che ha onorato con la sua presenza, dal 1969 al 1974, il Consiglio Regionale. Con una militanza politica all’insegna del rispetto di tutte le posizioni. «Nello scontro politico ho visto sempre, diceva, l’avversario, mai il nemico, proprio pensando che anche l’avversario potesse avere delle verità». Insomma un autentico «Sardus Pater»”. (Adnkronos)