ROMA – “Rifondazione Comunista sta decidendo di rinunciare al contributo pubblico per l’editoria?”. E’ la domanda provocatoria con cui i giornalisti e i poligrafici del quotidiano “Liberazione” hanno indetto, oggi, una conferenza stampa a Montecitorio per denunciare la loro situazione di crisi.
Il quotidiano, edito da Mrc Spa, società nella quale il Prc è azionista di maggioranza, non è più in edicola dal primo gennaio per decisione dell’editore, comunicata ai dipendenti il 15 dicembre scorso. Dal 28 dicembre i 17 giornalisti e i 14 poligrafici del quotidiano (tutti già da un paio d’anni in contratto di solidarietà) dormono con i sacchi a pelo nella redazione di viale del Policlinico.
“Occupy Liberazione”, così giornalisti e poligrafici hanno definito la loro protesta, che consiste anche nel continuare a far uscire il giornale online. Ma adesso il tempo sta scadendo. A conti fatti, entro dopodomani il quotidiano dovrebbe tornare in edicola, pena la perdita del diritto al finanziamento pubblico.
La legge prevede, infatti, che, per avere accesso ai fondi, un quotidiano debba uscire in edicola per 250 giorni all’anno: considerato che, per via delle ristrettezze finanziarie, “Liberazione” attualmente esce per 5 giorni alla settimana, domani è l’ultimo giorno utile per tornare a lavorare all’edizione su carta, a meno che l’editore non decida di ripristinare la pubblicazione su sei giorni alla settimana.
“Fino al 14 gennaio, l’amministrazione ci ha messo in ferie forzate comunicandoci la decisione via mail – spiega Andrea Galli delle Rsu di Liberazione – tutti i giorni abbiamo denunciato sul giornale la pratica, purtroppo sempre più diffusa, di comunicare licenziamenti e cassintegrazioni con messaggini, fax o mail: e ora è successo anche a noi!”.
Questo è un “allarme rosso – dice Carla Cotti del Cdr – la domanda posta a titolo della conferenza stampa è un fatto, non un’opinione”.
Presenti alla conferenza stampa, anche il segretario aggiunto della Fnsi, Giovanni Rossi, che definisce “inaccettabile” la proposta dell’azienda di sospendere le pubblicazioni. Massimo Cestaro, segretario della Slc-Cgil, sottolinea “il valore simbolico” della vertenza di Liberazione.
“La sensazione è che sia solo la prima di una lunga lista”, precisa.
E, prendendo spunto dal recente appello di Giorgio Napolitano sul pluralismo dell’informazione, Cestaro chiede al governo di “trovare il modo per rispondere agli impegni: le dimissioni di Malinconico non possono essere ostacolo”.
Ancora: “Occorre chiedere al più presto un incontro urgente alla Fieg da parte delle rappresentanze sindacali dei giornalisti e dei poligrafici insieme per mettere a fuoco la tante situazioni di testate a rischio e anche la questione dei fondi per le pubblicazioni web previste nel decreto Salva Italia: il passaggio dalla carta al web non è un fatto meccanicistico, se produce disoccupazione, il processo va governato”. (TmNews)
Oggi conferenza stampa alla Camera di giornalisti, poligrafici e sindacati: “Il tempo sta scadendo, salviamo il giornale”