Paolo Ferrero dà del bugiardo a Monti sui fondi per l’editoria. Il direttore Greco: “Prc e giornale dalla stessa parte”

Liberazione: Capodanno nella redazione occupata

ROMA – “Notte di Capodanno a sorpresa per bypassare la deadline: secondo il nostro editore il 31 dicembre è il giorno X di un’uscita dalle edicole che temiamo senza ritorno. ma tenere in vita il giornale si può”. Con queste parole, i cinquanta lavoratori, tra giornalisti e poligrafici, del quotidiano “Liberazione”, si apprestano a passare la notte di San Silvestro nella redazione di via del Policlinico 131, da tre giorni occupata contro la decisione dell’editore, Mrc, di cessare con oggi la pubblicazione dell’edizione cartacea del giornale di proprietà del Partito della Rifondazione Comunista. Una chiusura che prefigura la cassa integrazione a zero ore per quasi tutti i dipendenti. La ventilata ipotesi di proseguire le pubblicazioni on line darebbe, infatti, lavoro solo a due giornalisti, oltre al direttore e un poligrafico.
Ma chi vuole chiudere Liberazione? I lavoratori, in una lettera al segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, sottolineano che “i problemi economici ci sono, nessuno lo mette in dubbio, ma addossare tutta la responsabilità dell’uccisione della testata al governo Monti, specie in presenza di proposte concrete e praticabili da parte dei lavoratori, è un’interpretazione dei fatti che l’assemblea unitaria permanente di Liberazione non si sente più di avallare”.
Rifondazione comunista, però, non molla la presa della polemica contro il Governo. A dividere i comunisti dall’esecutivo tecnico non ci sono solo i provvedimenti economici in generale, ma il caso specifico dei fondi per l’editoria, sui quali, accusa in una nota il leader del Prc, Paolo Ferrero, “Monti come al solito sparge messaggi rassicuranti, peccato che non corrispondano al vero.
Mentre Monti garantisce che ci saranno i soldi per i giornali, nel frattempo a Liberazione ha tagliato 500.000 euro per l’anno 2010 e 2 milioni di euro per l’anno 2011”.
“Questo taglio – dice il segretario di Rifondazione – determina l’impossibilità per Liberazione di uscire perché oltre alla perdita di 2 milioni e mezzo di euro sancisce l’impossibilità di ottenere prestiti dalle banche. Quando Monti dice che risolverà il problema dei giornali di partito, quindi, mente sapendo di mentire: oggi – conclude Ferrero – sta chiudendo Liberazione attraverso un taglio drastico di 2 milioni e mezzo di euro”.
Nel suo editoriale di ieri, il direttore del quotidiano comunista, Dino Greco, ha ricordato che “Rifondazione e Liberazione stanno dalla stessa parte”, evidenziando che “il taglio secco del Fondo per l’editoria, deciso da Berlusconi e di cui Monti – confermandolo – si è reso pienamente corresposabile, è l’unica e sola ragione che ha costretto l’editore a sospendere la pubblicazione di Liberazione. Immaginare o, peggio, sostenere che l’intervento del governo non sia altro che un alibi che nasconderebbe l’intento di Rifondazione di disfarsi del proprio unico e fondamentale strumento di controinformazione e lotta politica – afferma Greco – è una tesi che non ha alcun fondamento”.
Il direttore di Liberazione ricorda che “in questi anni il giornale ha ricostruito una propria precisa identità politica ed ha riscosso l’apprezzamento dei lettori, dei militanti e di tante soggettività collettive che hanno trovato in questo spazio l’eco robusta delle proprie battaglie e delle proprie pratiche sociali.
Le testimonianze che senza soluzione di continuità affluiscono da giorni presso la redazione non fanno che confermare quanto questo sentimento sia radicato fra la nostra gente.
La sospensione dell’edizione cartacea – sottolinea Dino Greco – è dunque un danno gravissimo – e come tale vissuto – per l’intera comunità politica del Prc. E non solo per essa. Ma annullare ogni percezione della cruda realtà dei conti, mischiare e rovesciare le responsabilità, significa offrire al governo e alla eterogenea compagnia di giro che lo sostiene, il pretesto per affermare che le ragioni vere della sospensione non stanno nell’impressionante dimensione dei tagli, ma in una occulta propensione suicidiaria del Prc.
Alimentare questa tesi nel mentre la direzione del giornale, con il pieno coinvolgimento del partito, sta lanciando una grande sottoscrizione popolare proprio per dare una speranza ed un futuro possibile al giornale, significa praticare un atto di puro autolesionismo”.

Noi scegliamo di far vivere Liberazione

Accordo sindacale in vigore da fine luglio stracciato, richiesta unilaterale di convocazione alla Regione per l’istanza di messa in cassa integrazione a zero ore di tutti i lavoratori, messa in ferie forzate per tutti dal primo gennaio. Di fronte all’ufficializzazione della posizione rappresentata al tavolo sindacale dalla Mrc, l’assemblea permanente unitaria di Liberazione ha reagito con una scelta netta. I lavoratori e le lavoratrici hanno deciso di continuare a lavorare comunque, tutti e tutte. Ovviamente sul sito, data la decisione irremovibile dell’editore di sospendere le uscite in edicola, decisione che le parti sindacali hanno giudicato suicida e che ha causato la rottura del tavolo. La scelta dell’assemblea va intesa non come “volontariato”, ma come una forma di lotta messa in atto da una redazione in occupazione. Una forma di lotta la cui durata è tutta nelle mani dei lavoratori stessi e della loro libera scelta. Commisurata ovviamente al concretizzarsi di una soluzione praticabile frutto dell’auspicato confronto sindacale. Gli obiettivi della presenza in redazione: difendere i posti di lavoro – tutti -, tenere vivo il giornale per i lettori, ottenere l’apertura di una vera trattativa.
Comunicato sindacale Cdr-Rsu Liberazione

Questo giornale non deve morire

Oggi rischia di spegnersi una delle poche, pochissime voci che in questi anni hanno raccontato le istanze del mondo del lavoro, denunciato il sistematico smantellamento del sistema dei diritti che hanno caratterizzato la storia recente del nostro Paese, il tentativo – purtroppo riuscito nella maggior parte dei casi – di scaricare sul sistema sociale e del lavoro il costo di una crisi nata dalla finanziarizzazione dell’economia, indicando proprio in questa strada la suauscita.Rischiadi spegnersi una delle poche voci fuori dal coro che vedono in un nuovo modello di sviluppo, sostenibile ecologicamente e socialmente, l’unica possibilità di ripensare una società più equa, che non penalizzi welfare e diritti, che rimetta al centro il lavoro e la produzione ambientalmente sostenibile, invece che la finanza. Oltre ad abbracciare e ad esprimere la solidarietà a tutti i lavoratori di Liberazione, mi corre l’obbligo di ringraziarli per l’attenzione e la condivisione alle battaglie che la Fiom ha portato avanti in questi anni.
Maurizio Landini

Per Liberazione

Da gennaio Liberazione non sarà in edicola: questa è la notizia cattiva. La pubblicazione del giornale che conoscete continuerà ugualmente in versione online: questa è la notizia buona. Il giornale sarà visibile a tutti, abbonati e non, almeno in questo scorcio del mese. Questa opportunità è stata resa possibile dal fatto che, a seguito della collocazione in ferie di tutti i dipendenti di Liberazione, gli stessi hanno proposto di lavorare comunque alla realizzazione del giornale durante l’occupazione. La direzione ha subito accettato questa disponibilità che consente un pò di respiro, nel mentre continueranno le iniziative di lotta e di pressione nei confronti del governo perché renda finalmente chiara – se davvero vi è – la volontà di reintegrare (come, quando, di quanto) il fondo per l’editoria che nelle dimensioni attuali condanna noi e molti altri giornali di partito, di idee e cooperativi, nazionali e locali. Nel frattempo abbiamo lanciato la sottoscrizione sul nuovo conto corrente dei cui progressi daremo quotidianamente conto. I messaggi dei lettori che affluiscono a getto continuo presso la redazione ci incoraggiano a pensare che Liberazione, con la sua cifra politica unica, è entrata nel cuore e nella mente non solo della nostra comunità, che sta dando una prova straordinaria di attaccamento al giornale, ma anche di una platea vastissima di persone, associazioni, movimenti che ci rendono testimonianza di quanto questo foglio sia ritenuto importante e di quanto la sua scomparsa sia vissuta come un danno da scongiurare, come una vulnerazione grave alla democrazia e alla libertà di ognuno. Bene. E’ il riscontro in cui speravamo e che ci aspettavamo. Ci rifletta sopra anche Monti.
Gennaio sarà dunque, con tutta evidenza, un mese cruciale. Noi moltiplicheremo le iniziative e la mobilitazione.
Il 16 gennaio di tre anni fa firmai il mio editoriale d’esordio, che titolava, come quello odierno, «Per Liberazione»: non c’è ragione alcuna per abbandonare la presa e consegnarsi alla rassegnazione.
Il confronto fra sindacato e Mrc riprenda ora rapidamente e vagli con scrupolosa serietà tutte le ipotesi per continuare, nelle forme sostenibili, un progetto editoriale che non deve soccombere di fronte alla protervia di chi persegue scientemente l’annientamento dell’informazione libera, per consegnarla nelle mani dei grandi potentati imprenditoriali e finanziari. Sappia chi guarda a noi con adesione convinta, o solo con simpatia, e anche chi, pur non condividendo le nostre idee, comprende appieno il valore del pluralismo, politico e mediatico, che questo è il momento dell’impegno e della responsabilità personale in una battaglia che merita di essere combattuta. Se si scarta oggi, poi resta solo lo spazio per le recriminazioni tardive. E sempre inutili.
Dino Greco
direttore di Liberazione

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