Ma dov’era Iacopino quando la maggioranza del Consiglio nazionale lo invitava a difendere l’Ordine e la professione?

La tessera di giornalista non è un “regalo” di Natale

Enzo Iacopino

Mario Monti con la tessera di giornalista

ROMA – Approfittando dei riflettori e dei flash alla tradizionale conferenza di fine anno, il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, stamane ha consegnato, o meglio ha regalato, al presidente del Consiglio, Mario Monti, la tessera “che hanno avuto in tasca giornalisti come Pippo Fava, Mariagrazia Cutuli e tanti altri morti per raccontare la verità”. La stessa tessera “che aveva anche Giorgio Bocca, la cui morte ha reso più triste questo Natale. Ci piacerebbe essere rispettati da vivi – ha detto Iacopino – piuttosto che essere ricordati da morti”.
“La considero una promozione”, ha risposto Monti, ricordando che “tanti anni fa sono stato pubblicista, non mi sfugge la fondamentalissima importanza della stampa indipendente per la vita del Paese”.
Ringraziamento di cortesia dettato dal protocollo istituzionale, quello del presidente del Consiglio, ma come può definirsi il gesto del presidente dell’Ordine che regala la tessera che, per tanti, ha rappresentato il coronamento di un percorso professionale, caratterizzato da sacrifici e sfruttamento e, per altrettanti, un irraggiungibile miraggio?
Eppoi, dov’era e, soprattutto, cosa ha fatto Enzo Iacopino per difendere l’Ordine dei giornalisti e, più segnatamente, i pubblicisti quando, il 22 luglio scorso, siamo stati facili profeti di un destino frutto di un attacco politico di ampio respiro alle professioni italiane? La petizione contro l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti, lanciata da “Giornalisti Calabria”, contiene, infatti, l’appello di giornalisti professionisti e pubblicisti che, senza mezzi termini, hanno denunciato l’attacco alla professione di giornalista.
Evidenziando che “l’esistenza degli Ordini è fondamentale per garantire tutela e autonomia ai giornalisti italiani”, avevamo ricordato che il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti aveva deliberato che “la professione di giornalista va egualmente difesa e tutelata nelle componenti dei professionisti e dei pubblicisti, che hanno pari dignità anche rappresentativa”, assumendoci l’impegno, ai vari livelli istituzionali e associativi, a perseguire questo obiettivo in ogni azione e determinazione.
I giornalisti italiani che hanno sottoscritto la petizione – i nomi figurano in calce alla stessa, nell’apposita sezione di questo giornale – hanno sentito l’esigenza di mobilitarsi per contrastare ogni azione politica e legislativa diretta, da un canto, ad abolire gli Ordini professionali e segnatamente l’Ordine dei giornalisti, dall’altro a sacrificare gli irrinunciabili valori di indipendenza e autonomia della professione di giornalista.
Allo stesso tempo, avevamo invitato i giornalisti italiani a contrastare atti legislativi di politici che tendono a ledere la pari dignità delle due componenti (professionisti e pubblicisti) nell’esercizio professionale e nelle rappresentanze istituzionali e associative.
In tanti hanno risposto all’appello, combattendo in difesa della professione. Ma il “regalo” di una tessera non può certo cancellare ritardi e omissioni, a partire dal motivo che ha consentito alla VII Commissione Cultura della Camera dei deputati di poter dichiarare, per via della mancata notifica ufficiale del relativo documento, di non essere a conoscenza della volontà dell’Ordine dei giornalisti espressa nell’ordine del giorno votato dal Consiglio nazionale, riunito a Roma l’11 e 12 aprile scorsi, nel quale veniva rivolto al Parlamento l’invito a “proseguire l’iter legislativo e a riesaminare le questioni dell’accesso alla professione, del ricongiungimento professionale e dell’istituzione del Giurì d’Onore dell’Ordine dei giornalisti specificato nel progetto di riforma dell’Ordine, votato all’unanimità il 16 e 17 ottobre 2008 a Positano”.
Ordine del giorno che seguiva la mozione ex art. 37 D.D. 18/7/2003, sottoscritta, il 30 marzo scorso, da ben 80 consiglieri su 120 presenti dei 150 effettivi, con la quale il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti invitava il presidente, Enzo Iacopino (che non l’aveva sottoscritta), ad esprimere “parere negativo” alla riforma proposta dal Comitato ristretto della VII Commissione della Camera dei deputati.
La genesi del disastro è storia. Chi ne è protagonista abbia almeno la dignità di stare zitto, piuttosto che regalare tessere che sono e devono rimanere frutto esclusivo di lavoro, serietà e professionalità e non un presente da mettere sotto l’albero a Natale o nella calza della Befana.
Nell’archivio di “Giornalisti Calabria” sono contenuti gli interventi e le battaglie di quanti in questa professione ci hanno sempre creduto e l’hanno difesa con le unghie e con i denti. E ci sono anche colpevoli ritardi e omissioni di quanti avevano la responsabilità di condurre una battaglia alla quale non hanno mai preso parte. Carta canta.

7 commenti:

  1. Fare regali quando si prendono decisioni che pesano in modo sensibile sul futuro dei giovani che con sacrifici da 5 euro a pezzo (lo dice uno studio dello stesso Ordine Nazionale) cercano di guadagnarsi il riconoscimento professionale, mi sembra eccessivo e oltremodo inopportuno.
    Certamente un tesserino non fa cambiare opinione e giudizio a professori di così alto lignaggio.
    Auguri per un sereno Anno Nuovo.

  2. Gianni Citra (giornalista professionista - Calabria)

    Difendiamoci. Possiamo ancora lottare per evitare quello che qualcuno vorrebbe che accadesse, l’abolizione dell’Ordine. Facciamo sentire la nostra voce.

  3. VERGOGNA!
    Anni di sacrifici per una passione, nutrita sin dalle prime parole scritte alla scuola elementare, saranno cancellati con un colpo di spugna.
    Adesso sarà più facile per gli editori-politici “clonare” la verità.

  4. Pietro Quattrone (Pubblicista)

    Ho lottato e sperato per ben 35 anni di diventare giornalista. Ci sono riuscito lavorando tenacemente, ma quante delusioni, umiliazioni ho dovuto sopportare da tanti, troppi che volevano gratis il mio impegno.
    Oggi leggo che la sospirata tessera è regalata secondo quel costume tutto italiota che si inchina a logiche che ben conosciamo e che tende a compiacere il potere.
    Ancora oggi ricevo proposte di lavoro GRATIS, ma preferisco restarmene a casa, perchè ho concepito sempre il giornalismo come una professione nobile e dalla valenza altamente sociale, che si deve nutrire, però, prima di tutto di verità e soprattutto di dignità!
    Abolire l’Ordine per me significherebbe essere ancora più esposto e senza difesa.
    Pronto e disponibile, perciò, alla lotta.

  5. Guido Leone (Pubblicista - Calabria)

    Un atto di lecchinaggio vero e proprio. Francamente da Iacopino mi aspettavo ben altro in difesa della categoria.

  6. Luigi Caminiti (pubblicista - consigliere nazionale Fnsi - Calabria)

    Quello che scandalizza è il tempismo con cui il cadeau è stato fatto. Proprio mentre viene abolito l’elenco dei Pubblicisti (con così tanta leggerezza!). Proprio mentre viene messa in discussione l’esistenza stessa dell’Ordine, contestata la trasparenza nella gestione della Cassa.
    Il disegno è chiaramente quello di avere ancora maggiore controllo sull’informazione. Il lento e progressivo depotenziamento della democrazia negli ultimi venti anni fa sentire il suo peso, non c’è dubbio, come non c’è dubbio che colpire i giornalisti (col placet di più di un doppiogiochista, mi chiedo?) sia un passo importante per la realizzazione di un sistema che non ammette alcuna pluralità di vedute.
    Ho cominciato a scrivere negli anni ’70 e ricordo una compattezza e una forza dei giornalisti italiani molto diversa!

  7. ‘“Desidero assicurarvi che non mi sfugge la fondamentale importanza della stampa libera, indipendente e articolata per il bene del nostro Paese’”, avrebbe detto il nostro caro neo Leader (pardon Premier) Monti appena dopo aver ricevuto la tessera onoraria.
    Sbaglio o stiamo parlando della stessa eminenza che poco dopo, durante la conferenza stampa di capodanno, “urbi et orbi” ha preso bellamente per i fondelli l’unico giornalista (quello del Fatto) che lo ha incalzato con vere domande?

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