Per l’Unci si è tante volte gridato allo scippo dell’Istituto, ora che è alle porte occorre agire

“Sciopero contro l’esproprio proletario dell’Inpgi”

Guido Columba

ROMA – Ricordate? Entravano di corsa nei negozi, arraffavano quel che potevano dagli scaffali e scappavano senza pagare. Lo si chiamava, con indulgenza ideologica, “esproprio proletario”.
Il governo Monti sta compiendo la stessa operazione nei confronti dell’Inpgi. E la categoria, sempre pronta a dire che l’Istituto è essenziale alla libertà della professione, non trova altro da fare che parlare. Se ne è avuta una prova anche oggi, quando Elsa Fornero, ministro del Welfare, è venuta in Fnsi a dire che l’Inpgi ha problemi di sostenibilità e che è ora di farla finita con i privilegi.
L’Inpgi, ha spiegato il presidente Andrea Camporese, assicura la previdenza dei giornalisti senza ricevere 1 euro dallo Stato. Quindi privilegi non ce ne sono. 

L’«esproprio proletario» si basa sulla previsione del governo di aumentare dagli attuali 30 a 50 anni la sostenibilità, cioè la possibilità di pagare le pensioni, richiesta alle Casse previdenziali privatizzate. Con ciò elevando a 50 anni anche la previsione di vita dopo l’età della pensione, cioè fino a 115 anni.
Ma a parte ciò, nel computo delle risorse con cui garantire la sostenibilità non potrebbe entrare il patrimonio dell’Istituto, che assomma a circa 2,5 miliardi e che è stato costituito proprio come forma di garanzia per la solvibilità dell’Inpgi.
Camporese ha ricordato che solo 4 anni fa il requisito della sostenibilità è stato elevato da 15 a 30 anni. In quattro anni, dunque, aumenterebbe del 200%.
Non solo, proprio recentemente l’Inpgi ha approvato una manovra che aumenta, a carico degli editori, di 3 punti la contribuzione, porta a 65 anni l’età pensionabile delle colleghe, concede sgravi alle aziende che assumano in pianta stabile.
Davanti a questa situazione il  ministro Fornero è venuta a dirci  che stiamo sbagliando a non dare ampio risalto alla riforma proposta dal governo perché non è fatta solo di tagli ma anche di equità. E che noi giornalisti stiamo sperimentando la durezza di un mondo che non fa sconti a nessuno, e non si vede dunque perché dovrebbe farli a noi.
Anche se noi siamo abituati ai privilegi che abbiamo cumulato, ritiene, per la quotidiana vicinanza con il mondo politico.  Tema, quello dei privilegi che  ha ripetuto, ideologicamente, senza entrare nel merito, ma con asseverazione professorale. Forse non sapendo che dell’insieme dei giornalisti quelli che hanno la ventura di lavorare nelle sedi politiche sarà il 10-15 % al massimo.
In tutto il suo discorso il ministro non ha fornito un dato tecnico, una cifra, una spiegazione politica. Oddio, una motivazione l’ha data quando ha ricordato, ancora piccata, di aver chiesto, non ha spiegato in quale veste, anni fa all’Inpgi di fornirle dati economici e ammontare delle pensioni e di aver ricevuto un rifiuto in nome della privacy.
La volontà del Governo Monti è dunque quella, in contrasto con tutta la dottrina liberista, di statalizzare Inpgi e Casse privatizzate.
Contro questo “esproprio proletario” la categoria deve reagire, senza alcuna preoccupazione di apparire corporativa, e deve farlo subito. Intanto con un primo sciopero e poi proclamando il 2012 “Anno dell’Inpgi” per proseguire con la massima forza la battaglia per il suo mantenimento.

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