Anche Gabriele Cescutti suona la sveglia agli istituti di categoria: “Prepariamoci a difenderci”

Gabriele Cescutti
VENEZIA – “Il decreto legge recentemente approvato dal Consiglio dei ministri del Governo Monti, contiene una indicazione a mio avviso rischiosissima per il nostro Istituto di previdenza e, di riflesso, per la nostra categoria già pesantemente provata”.
Lo afferma l’ex presidente dell’Inpgi ed attuale consigliere d’amministrazione della Casagit, Gabriele Cescutti, in una lettera ai vertici degli istituti di categoria dei giornalisti (Fnsi, Odg, Inpgi, Casagit e Fondo Giornalisti) che, lunedì scorso, si sono riuniti per un’analisi del delicatissimo momento che attraversa la professione giornalistica.
Gabriele Cescutti si riferisce alla novità in base alla quale “verrebbe attaccato, con esiti che giudico estremamente gravi, il diritto all’autonomia del nostro Inpgi e di tutte le Casse previdenziali professionali, diritto garantito dal decreto legislativo 509/94.
Un attacco – denuncia Cescutti – presentato con la debita dose di malizia, in quanto l’attuale Governo riconosce a parole il diritto all’autonomia (pur nell’ambito di rigide regole) derivante dal decreto del ’94, ma riconoscendolo opera per smantellarne le fondamenta: ripromettendosi di elevare di colpo di ben vent’anni la garanzia di equilibrio economico e gestionale che l’Inpgi e le altre Casse professionali oggi sono tenute ad assicurare, in base ai bilanci attuariali, per «soli» 30 anni”.
“Tutto ciò – scrive ancora Cescutti – mentre i bilanci del «pubblico» Inps, credo non possano contare nemmeno su un decimo di ciò che si pretenderebbe da noi e dalle altre categorie professionali. Pretesa cui segue la minaccia di farci confluire proprio nell’Inps, i cui bilanci sarebbero certamente tonificati dall’arrivo dell’ingente patrimonio che dal ’94 ad oggi l’Istituto di previdenza dei giornalisti ha garantito e consolidato”.
L’ex presidente dell’Inpgi si augura “che la nostra categoria, assieme alle altre categorie coinvolte, sappia respingere questo attacco: alla nostra dignità e alla nostra indipendenza professionale. Indipendenza: una parola impegnativa, e anche rischiosa. Perché si corre il pericolo di essere accusati di voler nascondere un privilegio dietro un concetto nobile. Ma l’indipendenza, da ogni potere, economico o politico, è una scelta che richiede una buona dose di coraggio e che va aiutata a sopravvivere, specie in un momento come quello attuale, in cui il lavoro assume facilmente i caratteri della precarietà.
E a tutti quei colleghi (non sono pochi) – continua Cescutti – che non rinunciano ad essere testimoni della verità dei fatti, a criticare se necessario con argomenti veri e concreti ogni potere di questo Paese, ad essere insomma testimoni coraggiosi della nostra realtà quotidiana, a tutti costoro l’Inpgi fornisce un incontestabile aiuto nel proseguire in questo compito a volte non privo di rischi, quale – ad esempio – la perdita del posto di lavoro”.
“Senza addentrarmi in tecnicismi – è il ragionamento di Gabriele Cescutti – sottolineo due differenze importanti nel trattamento Inpgi rispetto a quello assicurato dall’Inps:
1) Indennità di cassa integrazione – l’onere è tutto a carico del bilancio Inpgi, senza alcuna spesa per le aziende o per lo Stato e la corresponsione dell’indennità è senza ritardi, immediata, su garanzia della Fnsi. Mentre di norma esiste un «vuoto», anche di qualche mese, da parte dell’Inps, a causa della necessità dell’arrivo del decreto ministeriale.
2) indennità di disoccupazione: il riconoscimento del diritto riguarda anche il caso di dimissioni presentate dal giornalista all’azienda, diritto che non è invece riconosciuto dall’Inps. E questo non è un privilegio, bensì rappresenta uno stimolo all’indipendenza e alla libera scelta professionale del giornalista, qualora egli, nel caso di cambio di proprietà dell’azienda giornalistica o nel mutamento di direzione, non condivida più la linea politica dell’azienda stessa”.
“Mi fermo qui”, conclude Cescutti assicurando che “tanti altri punti di forza del nostro Istituto li conosce bene, e potrà ben illustrarli, il Presidente Camporese che in questi quattro anni ha contribuito a migliorare ulteriormente la solidità e l’autorevolezza del nostro Istituto.
Una solidità che è il nostro orgoglio di categoria, ma che purtroppo attira molti appetiti. Se questi appetiti non si acquietassero, credo che sarebbe più che comprensibile una rigida e forte vertenzialità, così come la nostra categoria fece nel 1994 (allora Segretario della Fnsi era Giorgio Santerini) assieme a tante altre categorie professionali, oggi riunite nell’Adepp”.
Anche Gabriele Cescutti suona la sveglia agli istituti di categoria: “Prepariamoci a difenderci”
“La solidità dell’Inpgi attira molti appetiti”
Gabriele Cescutti
VENEZIA – “Il decreto legge recentemente approvato dal Consiglio dei ministri del Governo Monti, contiene una indicazione a mio avviso rischiosissima per il nostro Istituto di previdenza e, di riflesso, per la nostra categoria già pesantemente provata”.
Lo afferma l’ex presidente dell’Inpgi ed attuale consigliere d’amministrazione della Casagit, Gabriele Cescutti, in una lettera ai vertici degli istituti di categoria dei giornalisti (Fnsi, Odg, Inpgi, Casagit e Fondo Giornalisti) che, lunedì scorso, si sono riuniti per un’analisi del delicatissimo momento che attraversa la professione giornalistica.
Gabriele Cescutti si riferisce alla novità in base alla quale “verrebbe attaccato, con esiti che giudico estremamente gravi, il diritto all’autonomia del nostro Inpgi e di tutte le Casse previdenziali professionali, diritto garantito dal decreto legislativo 509/94.
Un attacco – denuncia Cescutti – presentato con la debita dose di malizia, in quanto l’attuale Governo riconosce a parole il diritto all’autonomia (pur nell’ambito di rigide regole) derivante dal decreto del ’94, ma riconoscendolo opera per smantellarne le fondamenta: ripromettendosi di elevare di colpo di ben vent’anni la garanzia di equilibrio economico e gestionale che l’Inpgi e le altre Casse professionali oggi sono tenute ad assicurare, in base ai bilanci attuariali, per «soli» 30 anni”.
“Tutto ciò – scrive ancora Cescutti – mentre i bilanci del «pubblico» Inps, credo non possano contare nemmeno su un decimo di ciò che si pretenderebbe da noi e dalle altre categorie professionali. Pretesa cui segue la minaccia di farci confluire proprio nell’Inps, i cui bilanci sarebbero certamente tonificati dall’arrivo dell’ingente patrimonio che dal ’94 ad oggi l’Istituto di previdenza dei giornalisti ha garantito e consolidato”.
L’ex presidente dell’Inpgi si augura “che la nostra categoria, assieme alle altre categorie coinvolte, sappia respingere questo attacco: alla nostra dignità e alla nostra indipendenza professionale. Indipendenza: una parola impegnativa, e anche rischiosa. Perché si corre il pericolo di essere accusati di voler nascondere un privilegio dietro un concetto nobile. Ma l’indipendenza, da ogni potere, economico o politico, è una scelta che richiede una buona dose di coraggio e che va aiutata a sopravvivere, specie in un momento come quello attuale, in cui il lavoro assume facilmente i caratteri della precarietà.
E a tutti quei colleghi (non sono pochi) – continua Cescutti – che non rinunciano ad essere testimoni della verità dei fatti, a criticare se necessario con argomenti veri e concreti ogni potere di questo Paese, ad essere insomma testimoni coraggiosi della nostra realtà quotidiana, a tutti costoro l’Inpgi fornisce un incontestabile aiuto nel proseguire in questo compito a volte non privo di rischi, quale – ad esempio – la perdita del posto di lavoro”.
“Senza addentrarmi in tecnicismi – è il ragionamento di Gabriele Cescutti – sottolineo due differenze importanti nel trattamento Inpgi rispetto a quello assicurato dall’Inps:
1) Indennità di cassa integrazione – l’onere è tutto a carico del bilancio Inpgi, senza alcuna spesa per le aziende o per lo Stato e la corresponsione dell’indennità è senza ritardi, immediata, su garanzia della Fnsi. Mentre di norma esiste un «vuoto», anche di qualche mese, da parte dell’Inps, a causa della necessità dell’arrivo del decreto ministeriale.
2) indennità di disoccupazione: il riconoscimento del diritto riguarda anche il caso di dimissioni presentate dal giornalista all’azienda, diritto che non è invece riconosciuto dall’Inps. E questo non è un privilegio, bensì rappresenta uno stimolo all’indipendenza e alla libera scelta professionale del giornalista, qualora egli, nel caso di cambio di proprietà dell’azienda giornalistica o nel mutamento di direzione, non condivida più la linea politica dell’azienda stessa”.
“Mi fermo qui”, conclude Cescutti assicurando che “tanti altri punti di forza del nostro Istituto li conosce bene, e potrà ben illustrarli, il Presidente Camporese che in questi quattro anni ha contribuito a migliorare ulteriormente la solidità e l’autorevolezza del nostro Istituto.
Una solidità che è il nostro orgoglio di categoria, ma che purtroppo attira molti appetiti. Se questi appetiti non si acquietassero, credo che sarebbe più che comprensibile una rigida e forte vertenzialità, così come la nostra categoria fece nel 1994 (allora Segretario della Fnsi era Giorgio Santerini) assieme a tante altre categorie professionali, oggi riunite nell’Adepp”.