Il mònito di Mons. Renzo al convegno sul degrado ambientale promosso dal Circolo Vibonese della Stampa

La “via dell’amore” salverà l’ambiente

Giuseppe Sarlo

Mons. Luigi Renzo

VIBO VALENTIA – Luci e ombre. Apatia e voglia di reagire, certi che qualcosa, nonostante il fortissimo ritardo accumulato, si possa ancora cambiare. La sua sfida, il Circolo vibonese della stampa, l’ha lanciata. E lo ha fatto attraverso le parole degli intervenuti alla prima delle iniziative in programma, un convegno totalmente incentrato sul degrado ambientale, ospitato ieri nella sala culturale di Palazzo Santa Chiara, a Vibo Valentia.
Nella domanda “Proviamo ad uscirne?”, il senso dell’incontro, prezioso e non scontato, perchè proposto da chi quotidianamente vive, vede e racconta lo stato di decadimento che ormai sembra aver preso possesso di tutto il territorio. Da chi, rispondendo ad una missione e godendo di una posizione privilegiata, ha deciso di non rassegnarsi come altri, ma di pungolare, chiedere, domandare, spronare, supportare affinché il cambiamento vi sia ed i suoi effetti si riverberino in maniera concreta.
Massima attenzione e occhi spalancati, dunque, sulle immagini significative e riassuntive di una condizione che sino ad oggi, purtroppo, non ha risparmiato suolo, acqua, ordine, igiene, salute pubblica. Sulle immagini montate da Tonino Fortuna, giornalista di “Rete Kalabria”, emblema di un sistema che, da qualunque lato lo si guardi, ha una sola matrice: la mancanza di cultura, quella del rispetto e dell’attenzione per l’ambiente e per l’altro. Presto detto, allora.
Il punto di partenza dovrà essere proprio questo. L’analisi, la formazione, gli approfondimenti, la lettura critica degli eventi e delle decisioni, gli strumenti a disposizione, indicati più volte dal presidente del Circolo, Giuseppe Sarlo, e da Eleonora Rombolà, i quali, già in apertura dei lavori, hanno lanciato un appello: «I cittadini tornino ad essere protagonisti, inizino ad incidere, investendo su ciò che di meglio può offrire il territorio. Si facciano promotori di una operazione di straordinaria ordinarietà, superando il limite del potenziale danno».
Il sentimento ed il pathos, perchè di questo si è trattato, non è mutato nemmeno con gli altri interventi. Anzi, ha raggiunto il massimo con le proposte dei ragazzi del Liceo Capialbi accompagnati dai docenti Rotino e Di Leo. Idee fresche, racchiuse in un dvd consegnato agli amministratori, esortati a vedere e progettare la città in modo diverso, più colorato, più ricco di verde, più ordinato. Idee fattibili, se solo vi fosse la volontà di realizzarle. Si assumerà qualcuno l’impegno?
Forse sì, perchè ad ascoltare Antonio D’Agostino, il quale si è espresso a nome del Forum delle associazioni, in realtà una battaglia in questo senso è stata già avviata, e la forza della lotta sperimentata in una fase in cui nessuno, probabilmente, aveva avuto contezza di cosa si sarebbe potuto realizzare. La sua è stata una lezione di educazione, civica e morale, una risposta agli «ammalati di sviluppismo», ed una annotazione agli amministratori, ai quali, ha sostenuto, dobbiamo ricordare il dovere di darci conto del loro operato. Nel caso specifico dei rifiuti e della raccolta differenziata il dovere di dirci in che modo intenderanno agire, perchè «la gente, se motivata, se comprende i benefici, è disposta anche a cambiare abitudini comode, ma sbagliate».
A farne una questione di consapevolezza, invece, è stato il segretario regionale del Wwf, Pino Paolillo. Schietto e sincero, non ha avuto timore di descrivere un aspetto innegabile: «Per il calabrese esistono solo lui e la sua famiglia. Il degrado fa comodo, ma se partiamo dalle piccole cose qualcosa si può fare. Noi siamo un po’ come dei poveri diavoli. Per noi quello dello ‘sfasciume’ è il migliore dei mondi possibili».
Più ottimista Antonella Sette del dipartimento della Protezione civile, perchè «è già di per sé positivo che qualcuno si sia posto il problema per risolverlo».
La sua ricetta, in tema di degrado e di dissesto idrogeologico, è fatta di «prevenzione e informazione», e questo per non ridursi a gestire «l’emergenza senza debellare definitivamente il problema».
Un pensiero, questo, condiviso da tutti, e quindi anche dall’architetto Cesella Gelanzè e dal geologo Antonio Pizzonia, i cui interventi hanno permesso di affrontare il tema della giornata relativamente all’inquinamento e alla non potabilità dell’acqua, e alle norme in materia di risanamento idrogeologico. Per entrambi, anche se su piani diversi, si tratta di avviare un circolo virtuoso, «non deludendo o tradendo, anche politicamente, come fatto in passato, la cittadinanza» e «dando vita ad una sorta di rivoluzione copernicana».
In realtà tutto questo si potrà fare solo se si sceglierà la «via dell’amore», questo il pensiero del vescovo Luigi Renzo, «amore per la vita, per sé ed il prossimo», e quindi, più in generale, per tutto l’ambiente che ci circonda. Ne verrà fuori un senso di responsabilità generale, quello a cui, in conclusione, l’assessore Pasquale La Gamba ha imputato errori del passato e dal quale ha proposto di ripartire per «non vivere in una condizione di catastrofismo».
E qui, tra le righe, si è innestata una nota polemica con i giornalisti, rei di raccontare non tutto, e comunque non sempre in linea con la realtà. Accusa subito rigettata dai giornalisti Mimmo Mobilio e Salvatore Berlingieri con un assunto molto semplice: «Se non ci fossero i giornalisti non solo le cose non si saprebbero, ma nemmeno si farebbero, perchè la politica, purtroppo, a volte si mette in azione solo nel momento in cui viene attaccata dagli organi di informazione».
In chiusura le parole di Enzo Insardà, ex assessore comunale all’Ambiente, di Pippo Bonanno, presidente del Nucleo industriale, e Pippo Romano del Forum delle associazioni, per i quali è necessario approcciarsi in modo diverso, magari partendo proprio dalle proposte dei ragazzi. In fondo, come avrebbe detto Baden Powell, è per loro che abbiamo il dovere di lasciare «il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato».

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