Vent’anni di vita e di lavoro del fotografo de “Il Tempo” e dell’Ansa: dal massacro del Circeo al terremoto in Irpinia

Le foto nero cronaca di Antonio Monteforte

Antonio Monteforte

Il ritrovamento di Antonella Colasanti (A. Monteforte)

ROMA – Il bagagliaio stretto della Fiat 127 si dischiude e, in una frazione di secondo, la vita e la morte prendono forma alla luce del flash di Antonio Monteforte.
Nell’auto viene trovato il corpo senza vita di Rosaria Lopez, mentre, da un plaid che si muove, torna ad una vita disperatamente mai abbandonata Donatella Colasanti.
Antonio scatta in rapida sequenza una, due, dieci foto, intuendo la portata di quanto sta accadendo sotto i suoi occhi. Sono le immagini del massacro del Circeo, una delle pagine di violenza più allucinanti del dopoguerra italiano.
“Amore come sangue”, è il titolo del libro scritto da Vittorio Morelli e pubblicato dalla casa editrice Armando Curcio che uscirà in libreria domani, ma anche la scritta fotografata su un muro anonimo. Ottanta foto che raccontano venti anni di vita e di lavoro di Antonio Monteforte: dieci passati al quotidiano “Il Tempo” e dieci all’agenzia Ansa.
E le foto sono quelle che tutti conoscono, e riconoscono: dal massacro del Circeo al rogo di Primavalle, dall’attentato al treno Italicus al terremoto dell’Irpinia, dall’agguato alla Sinagoga alla rivolta nel carcere di Porto Azzurro, dalla rivoluzione in Romania alle Olimpiadi di Seul, dalla missione militare italiana in Somalia al primo drammatico sbarco degli albanesi a Bari, fino all’attentato mafioso alla chiesa di San Giorgio al Velabro.
Storia di fotografie che non si dimenticano, che fanno parte della memoria collettiva. Ma anche storia di un fotografo, Antonio Monteforte, coraggioso, con uno stile tutto personale, che riprende un universo dolente da prospettive nuove, che sfida le regole fissate dalle polverose convenzioni e guarda piu’ lontano.
Il direttore de “Il Tempo”, Mario Sechi, parla di Monteforte con stima e affetto: “La tecnologia ha cambiato il mestiere di fotoreporter, ma il buon fotografo resta sempre quello che coglie l’attimo. Tra quelli del ‘carpe diem’ c’è Antonio Monteforte”. (Asca)

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