
Franco Siddi
ROMA – Ribadisco e insisto. Sui principi non ci sono mediazioni: i finanziamenti pubblici devono andare sempre a chi è in regola. Ribadisco: se c’è un’indagine o un accertamento concluso che fanno emergere dubbi o anomalie sull’attività di talune cooperative o aziende di giornali, già beneficiarie dei contributi pubblici, è evidente che si ponga un problema.
E se quei contributi vengono bloccati, per questa ragione, è evidente che il flusso di risorse pubbliche debba fermarsi. Certo poi, come ho detto ancora stamani, questo è sempre un fatto delicato e doloroso, perché se c’è, o ci fosse, un inghippo o un imbroglio all’origine di un finanziamento, poi il dramma è comunque pesante e il Sindacato ce l’ha doppio: da un lato il rigore da sostenere e applicare senza riserve; dall’altro il problema sociale per i lavoratori, non solo giornalisti, che in quelle aziende prestino la loro opera e rischino di trovarsi in situazioni di oggettiva difficoltà.
Dobbiamo farci carico di questo problema, ma non possiamo dire che le regole delle corrette pratiche in termini amministrativi e di diritto, che spetta agli organi competenti verificare, debbano essere disapplicate per questa ragione.
Questa è una posizione chiara e limpida. Comprendo la preoccupazione grande dei colleghi de “Il Giornale della Toscana”, dopo l’inchiesta della magistratura su diverse vicende che piovono attorno all’impresa editoriale e su cui è la Giustizia a pronunciarsi. Se tutto risulterà a posto sarò, con il Sindacato nazionale dei giornalisti, il primo a rallegrarmene. Non spetta a me né a noi aggiungere nulla all’inchiesta e alle notizie che sono pubbliche. Ne aspettiamo l’esito finale, ma è evidente che queste notizie non fanno bene. Ed è altrettanto bene che pulizia sia fatta ovunque ciò risulti necessario secondo le evidenze che risultino alle autorità competenti.
Spero che quei giornali finanziati e poi finiti sotto osservazione della magistratura o degli organismi di controllo amministrativo per presunte irregolarità possano dimostrare che tutto è a posto e in ordine. In caso contrario è evidente che non possano che perdere i finanziamenti.
Questo rigore è un interesse del Sindacato, a tutela di tutti, a cominciare dalle garanzie reali per i posti di lavoro che, nell’editoria, più che altrove, sono assicurati dalla trasparenza delle gestioni e dal rispetto delle norme.
Nel caso de “Il Giornale della Toscana” voglio solo assicurarmi che le ombre che emergono dalle notizie di cronaca giudiziaria siano dissolte, perché altrimenti mi sentirei persino imbrogliato per la valutazione favorevole che ho espresso, alla luce delle carte lì presentate, in sede di Commissione editoria.