L’udienza preliminare sulle presunte irregolarità di Mediaset nella compravendita dei diritti televisivi

Mediatrade: Berlusconi a processo tranne Silvio

Piersilvio e Silvio Berlusconi

MILANO – Tutti tranne Silvio Berlusconi.

 Finisce con un colpo di scena l’udienza preliminare sul caso Mediatrade. Il gup Maria Vicidomini proscioglie il presidente del Consiglio “per non aver commesso il fatto”.
Rinviati a giudizio, invece, tutti gli altri 11 indagati: il figlio del premier, Pier Silvio Berlusconi, e Fedele Confalonieri, vice presidente e presidente di Mediaset, , il produttore Frank Agrama (frode fiscale e appropriazione indebita), Giorgio dal Negro (frode e appropriazione), il mediatore Daniele Lorenzano (frode e appropriazione), Gabriella Ballabio (frode e appropriazione), Roberto Pace (frode e appropriazione), il banchiere Paolo del Bue (riciclaggio), Giovanni Stabilini (riciclaggio) e i cinesi di Hong Kong, Paddy Chan (riciclaggio) e Catherine Hsu Chun (riciclaggio).

Silvio Berlusconi, accusato dalla Procura di appropriazione indebita e frode fiscale, è così l’unico a uscire indenne dalla vicenda Mediatrade, ultimo filone processuale del più ampio capitolo sulle presunte irregolarità compiute da Mediaset nella compravendita dei diritti televisivi, effettuata – secondo l’ipotesi formulata dall’accusa – attraverso una serie di società schermo allo scopo di gonfiare il prezzo, creare fondi neri all’estero e, dunque, evadere il fisco italiano.
Un verdetto di proscioglimento, quello disposto per il capo del governo, accolto con sorpresa dai suoi stessi difensori: “Più che aspettarcelo – ammette l’avvocato-deputato Niccolò Ghedini – lo auspicavamo”.
Diversa la sorte del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, e del figlio del premier, Pier Silvio Berlusconi. Secondo il giudice Vicidomini, le prove raccolte dalla procura a loro carico bastano per mandarli a processo.
I due sono accusati di frode fiscale e per loro (così come per tutte le altre nove persone imputate a vario titolo per le ipotesi di frode fiscale, appropriazione indebita e riciclaggio) il processo prenderà il via il prossimo 22 dicembre davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano.
Ma per lo stesso giudice, dall’esame di carte, documenti e atti di indagini raccolti in oltre 5 anni di inchiesta non emergono elementi sufficienti per dimostrare un coinvolgimento di Berlusconi tale da giustificarne un rinvio a giudizio.
E’ una doccia fredda per la procura di Milano: i pm titolari dell’inchiesta, Fabio De Pasquale e Sergio Spataro, sono sempre stati convinti della colpevolezza del premier.

 Tanto da affermare, al momento della requisitoria, che “Berlusconi agì da socio occulto di Frank Agrama, intermediario dei diritti tv con le major, anche quando era presidente del Consiglio”. Non a caso, la Procura di Milano ha già preannunciato un ricorso in Cassazione contro il verdetto di proscioglimento per Berlusconi.
Soddisfazione, invece, dall’altra parte della barricata.

 Niccolò Ghedini rifiuta l’etichetta di “vittoria”, ma plaude a “una decisione che prende atto delle risultanze processuali”. Tutto merito, secondo il legale di Berlusconi, di un giudice “che ha avuto voglia di ascoltarci”.
Più duro il commento dell’altro avvocato del premier, Piero Longo, pronto a sottolineare che “una rondine non fa primavera” e che gli altri tre processi in corso a Milano a carico del capo del governo (Mediaset, Mills e Ruby) ben dimostrano “l’accanimento dei giudici di Milano” che a suo giudizio continua a esserci nei confronti di Berlusconi. La speranza dei difensori è che il verdetto di oggi abbia “forte influenza” anche sull’esito del processo Mediaset. (Asca)

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