Commosso addio ad un maestro per 50 anni al Corriere della Sera e per due direttore del Resto del Carlino

Alfredo Pieroni, un esempio per il giornalismo

Alfredo Pieroni

TRENTO – Profonda commozione ai funerali di Alfredo Pieroni, celebrati nella chiesa del Cimitero di Trento, tra le più grandi firme del giornalismo italiano, scomparso nella sua città natale all’età di 88 anni. Nato a Trento il 14 maggio 1923, era giornalista professionista, iscritto all’Ordine del Lazio, dal 19 dicembre 1950.
Per cinquant’anni è stato uno dei giornalisti di punta del Corriere della Sera. Prima da corrispondente da Londra e Madrid, poi da inviato speciale con sede prima a Milano e poi a Roma, protagonista di importanti inchieste che hanno segnato la storia del nostro Paese. Pagine che Alfredo Pieroni, da grande scrittore e cultore delle radici storiche, ha consegnato ai posteri in splendidi volumi scritti con la maestria di chi ama veramente questo mestiere. Da “Chi comanda in Italia” (1959) a “L’affare Profumo” (1968), “Dizionario degli italiani che contano” (1986), “Perché le sinistre non vinceranno mai più, a meno che…” (1996), “Austria infelix” (2000), “Il figlio segreto del Duce” (2006). Proprio in relazione a quest’ultimo, Benito Albino Mussolini, negli anni Cinquanta Pieroni aveva condotto un’inchiesta, per “La settimana Incom”, sulla tragica storia di Ida e Irene Dalsèr e il figlio segreto di Mussolini.
Alfredo Pieroni è stato anche direttore di un quotidiano importante, il Resto del Carlino, dal 1975 al 1977. La sua visione del giornalismo rappresenta un monito per quanti vogliono credere ancora in questo mestiere. Rivendicando l’assoluta “indipendenza dalla politica”, considerava il giornalismo la “palestra ideale per l’allenamento alla politica”, auspicando “la riforma del buon costume politico” per non sprofondare nel “caos”.

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