Nonostante la calendarizzazione dei lavori alla Camera, l’affanno della maggioranza fa ipotizzare un rinvio

Ddl intercettazioni entro il 7, ma nessuno ci crede

Donatella Ferranti

Giulia Bongiorno

ROMA – Martedì prossimo, 4 ottobre, dopo la seduta comune del Parlamento per procedere alla votazione per l’elezione di un giudice della Corte costituzionale e di un componente del Consiglio superiore della magistratura, la Camera dei deputati ha in calendario, con eventuale prosecuzione notturna, il ddl intercettazioni. Ordine del giorno calendarizzato anche per le giornate di mercoledì 5 e giovedì 6 ottobre con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 7 ottobre, data entro la quale dovrebbero avvenire le votazioni.
Il disegno di legge all’esame dell’aula è il n. 1415-B “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate)”.
L’affanno della maggioranza in tema di politica giudiziaria rende, però, incerto l’effettivo avvio del testo, per cui i due provvedimenti sui quali, appena una settimana fa, il Pdl premeva sull’acceleratore, rischiano l’impasse. Si allungano, dunque, i tempi per ddl intercettazioni e processo lungo? La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso di rinviare la riforma degli “ascolti” alla prima settimana di ottobre ed è probabile che si accumulerà un nuovo ritardo visto che il 5 ottobre è prevista una nuova riunione dei presidenti dei gruppi parlamentari per decidere quando calendarizzare il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate al testo dall’opposizione.
Sul processo lungo, invece, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha spiegato che, siccome non è ancora cominciato l’esame del testo in commissione Giustizia, sarebbe stato inutile inserirlo sin da ora nel calendario dei lavori d’Assemblea. Il rinvio dell’esame del ddl intercettazioni dipenderebbe anche da alcune modifiche che si vorrebbero apportare al testo. L’idea sarebbe quella di inserire nel ddl le parti della proposta Mastella relative al divieto di pubblicazione. Visto che “senz’altro – spiega uno dei tecnici del Pdl – sono più «stringenti»” della norma ora all’attenzione del Parlamento.
L’intenzione sarebbe quella di intervenire sull’articolo 1 del provvedimento e sulla parte del ddl che modifica l’articolo 684, cioè la norma che disciplina la “pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”. Quello che darebbe più “fastidio” al Pdl sarebbe il famoso “comma Bongiorno”: quello che venne presentato nell’ultima fase dei lavori dalla presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, e che dà la possibilità di consentire “sempre la pubblicazione degli atti per riassunto” anche se non si sono ancora concluse le indagini preliminari. Cosa che, invece, veniva categoricamente vietata con il ddl Mastella.
“Se cancellassero questo comma – commenta la capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Donatella Ferranti – ci sarebbe il black out sul contenuto delle intercettazioni fino alla fine delle indagini, il che vuol dire anche due anni. Con tutto quel che ne consegue, pensate ad esempio al caso della «cricca»…”. E se si “adottasse” il testo Mastella anche per quanto riguarda gli atti del fascicolo del Pm (come ad esempio le perizie o gli accertamenti bancari), si dovrebbe attendere addirittura la sentenza d’appello.
I componenti della Consulta Giustizia del Pdl, comunque, convocati dal legale ddi Berlusconi, Niccolò Ghedini, si sono riuniti per per fare il punto su eventuali modifiche. Il capogruppo in commissione Enrico Costa, ha messo le mani avanti avvertendo l’opposizione che il ddl potrà essere rivisto in ogni sua parte, comprese le norme già votate da Camera e Senato. Precisazione che preoccupa Ferranti “perché significa che è già pronto il colpo di mano”.
Nel Pdl, intanto, si allarga il cerchio dei contrari alla norma “anti-blog”. Dopo il “no” del ministro Giorgia Meloni e del deputato Roberto Cassinelli, contesta la riforma della rettifica “on-line” anche Bruno Murgia (Pdl). “Limitare il diritto di espressione su internet – osserva – non aumenterà il livello di riservatezza per gli indagati o i rinviati a giudizio in procedimenti penali”.
“L’on. Donatella Ferranti, probabilmente per le sue origini professionali, vorrebbe uno Stato di polizia dimenticando che il nostro è uno stato di diritto”, afferma Luigi Vitali, componente della Consulta Giustizia Pdl, replicando alle dichiarazioni della Ferranti che ritiene che il ddl sulle intercettazioni comprometta la sicurezza dei cittadini. 
“E’ nota la mia posizione critica sulla legge di modifica delle intercettazioni in discussione alla Camera – afferma Vitali – per il fatto che, a mio avviso, non interviene rigorosamente sui presupposti ma, allo stato, devo dire che è meglio quella che niente”. 
“Non vi è stata nessuna urgenza. Infatti un testo che si trascina da due anni ed è alla Camera in quarta lettura tutto può essere tranne che una forzatura”. (con fonte Ansa)

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