Morto a Firenze a 86 anni, cantava, negli anni ’50, ”La casetta in Canadà” e ”Vecchio scarpone”

Addio Gino Latilla, giornalista cantante dell’Italia che fu

Gino Latilla e Carla Boni

FIRENZE – Di Gino Latilla, morto a Firenze all’età di 86 anni, tutti ricordano, senza sforzare troppo la mente, l’aria gioiosa de “La casetta in Canadà” o quella malinconica di “Vecchio scarpone”. Successi a 45 giri che fecero cantare l’Italia degli anni Cinquanta e che videro, appunto, in Latilla un appassionato interprete.
Molti, invece, non sanno – i più giovani, per la verità, non ne conosceranno neppure il nome, ma solo le canzoni tramandate da nonni e genitori – ed altri, forse, non ricorderanno che Gino Latilla era un giornalista. E, proprio come giornalista, entrò alla Rai, prima ancora che come cantante, tra l’altro figlio d’arte (cantava anche il padre, Mario).
Gennaro (questo il suo vero nome) Latilla, nato a Bari il 7 novembre 1924, ma adottato da Firenze, che è sempre stata la sua città, nel 1952 fu assunto alla Rai (a proporlo fu l’allora direttore d’orchestra, Cinico Angelini). Latilla, giornalista, divenne dirigente della Radiotelevisione di Stato, prima a Roma e poi, appunto, a Firenze.
Salito agli onori delle cronache per aver vinto il Festival di Sanremo nel 1954 con “Tutte le mamme”, riempì le pagine dei giornali anche per altre vicende di tutt’altro sapore: si parlò di lui quando il suo nome comparve nelle liste della loggia P2 di Licio Gelli. E si scrissero fiumi di inchiostro, specie sulle patinate riviste per signora, a proposito del triangolo amoroso che vide coinvolti Latilla e altre due ugole d’oro della canzone italiana: Carla Boni (che il giornalista cantante sposò e da cui, poi, si separò) e Nilla Pizzi.

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