Dopo il rientro in Rai, lunedì 19 il giornalista partecipa al dibattito con Storace che apre la festa dell’Idv

Piero Marrazzo torna in politica con Di Pietro?

Piero Marrazzo

ROMA – Piero Marrazzo torna in politica con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro? prende sempre più corpo quella che, sino a qualche mese fa, sembrava solo una timida ipotesi. Il  giornalista ex conduttore di “Mi manda Raitre”, dopo il rientro in Rai, moltiplica infatti le sue presenze in pubblico e lunedì 19, in piazza Risorgimento, affronta la platea confrontandosi con il suo predecessore alla guida della Regione Lazio, Francesco Storace.
L’occasione gliel’ha offerta, appunto Di Pietro, invitandolo al dibattito “Esperienze di governo” che aprirà la festa regionale dell’Italia dei Valori. Del resto, Marrazzo le sue intenzioni le ha confessate al quotidiano “la Repubblica”, come scrive la giornalista calabrese Giovanna Vitale: “È sempre così: quando la domanda (dell’ex governatore, sparito dopo lo scandalo a base di trans e coca) si incrocia con l’offerta (dell’Idv, che spera in una valanga di voti) può accadere di tutto. Marrazzo è convinto di farcela, lo ha confessato lui stesso a Repubblica venti giorni fa”.
“So – ha detto Marrazzo – che molti lo temono il mio ritorno in politica, anche fra gli «amici». Ho conservato un rapporto straordinario con le persone, con la gente per strada. Mi chiedono sempre  –  anche stasera  –  presidente, quando torna? Le persone comuni capiscono benissimo le vicende della vita, sanno distinguere, sanno giudicare e trarre le conseguenze. Sanno anche perdonare, se la colpa è una debolezza e non una frode ai loro danni”.
Intanto, per il 10 gennaio prossimo, è stata fissata la prima udienza preliminare riguardo il procedimento sul tentativo di ricatto ai danni di Piero Marrazzo, in seguito al blitz illegale del luglio 2009 nel corso del quale il giornalista Rai fu trovato in compagnia di una trans.
Di fronte al gup Massimo Di Lauro saranno chiamati quattro carabinieri “infedeli”, un viado e altre tre persone ritenute pusher dagli inquirenti. La richiesta del rinvio a giudizio riguarda, infatti, i carabinieri Nicola Testini, Luciano Simeone, Carlo Tagliente e Antonio Tamburrino; il transessuale Josè Alexander Vidal Silva conosciuto come Natalì e i pusher Emiliano Mercuri, Massimo Sallustri e Bruno Semprebene.
La Procura di Roma ne chiede il rinvio a giudizio per accuse che vanno, a vario titolo, ed a seconda delle singole posizioni, dall’associazione per delinquere alla detenzione e spaccio di stupefacenti; dall’omessa denuncia al falso, dalla perquisizione arbitraria alla calunnia, dalla rapina alla violazione di domicilio alla violazione della privacy, favoreggiamento.
Del reato di omicidio volontario deve rispondere – secondo i pubblici ministeri – l’ex maresciallo Nicola Testini. Al sottufficiale è attribuita la responsabilità della morte di Gianguarino Cafasso. Testini poi, insieme con alcuni suoi colleghi che erano in servizio alla Compagnia Trionfale, Luciano Simeone e Carlo Tagliente – per l’accusa – avrebbero minacciato di gravi conseguenze Marrazzo costringendo così l’ex presidente della Regione Lazio a dargli tre assegni dall’importo complessivo di 20mila euro nonché 5mila euro in contanti.
Ai tre militari è attribuita anche la realizzazione del video al centro del ricatto subito dall’ex governatore.

 Un quarto carabiniere, Antonio Tamburrino, tentò di vendere il filmato a quotidiani, riviste di gossip e televisioni. Nel breve video veniva ripresa anche della cocaina di cui poi gli stessi si impossessavano senza far regolare verbale di sequestro. Del possesso dello stupefacente in questione è accusata la trans che era con Marrazzo, Josè Alexander Vidal Silva, meglio nota come “Natalì”.
Il 23 ottobre 2009 Testini e gli altri furono arrestati.

 Secondo la ricostruzione fatta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli l’ex presidente della Regione Lazio venne sorpreso da Simeone e Tagliente (il maresciallo Testini era in ferie a Bari) il 3 luglio del 2009. I difensori chiederanno al giudice l’acquisizione del video del blitz che finora hanno potuto solo visionare. “Senza poterlo avere a disposizione i nostri consulenti – è stato spiegato – non possono capire ad esempio se è stato oggetto o meno di montaggio”. (con fonti TMNews e Adnkronos).

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