In Cina, nell’ambito delle Universiadi, un corso di giornalismo internazionale. C’è anche un italiano

L’Aips forma i giornalisti sportivi del futuro

Marco Mugnaioli

SHENZHEN (Cina) – Shenzhen, sud della Cina: qui si sta svolgendo la 26ª edizione delle Universiadi (le Olimpiadi universitarie) e, mentre più di 10.000 giovani atleti da tutto il mondo si sfidano in 24 diverse competizioni per conquistare una medaglia, 60 giovani giornalisti dai 18 ai 26 anni, provenienti dai cinque continenti, sono qui per partecipare ad un corso di giornalismo internazionale organizzato da Aips e Fisu (International University Sports Federation).
Il programma della squadra degli “youngreporters” (30 selezionati dall’Aips, 10 dal Fisu più 20 giornalisti locali) prevede, durante la mattina, una serie di seminari su varie tematiche tenuti da esperti di giornalismo internazionale e dai rappresentanti delle due federazioni, mentre nel pomeriggio i ragazzi sono liberi di assistere a tutti gli eventi in programma.
I partecipanti al corso, alcuni già giornalisti professionisti che lavorano a tempo pieno altri invece ancora studenti universitari, vedono i propri articoli, foto e video pubblicati, oltre che sui media per cui lavorano quotidianamente, anche sui siti delle due federazioni, su quello ufficiale delle Universiadi e su alcuni quotidiani locali, tra cui il China Daily. Un’esperienza e una visibilità a livello internazionale fondamentali per la formazione dei reporters sportivi del futuro.
Vivere quest’esperienza dall’interno (e come unico italiano presente) è semplicemente entusiasmante, non solo il contatto con un paese come la Cina, così lontano e diverso dal nostro, ma anche la possibilità di giovare degli insegnamenti e dei consigli di “mostri sacri” del giornalismo sportivo internazionale. Inoltre,  il confronto diretto e quotidiano con coetanei provenienti da tutto il mondo e con le loro diverse storie e metodologie di lavoro, rende questo corso un’avventura professionale e personale assolutamente unica.
Un’esperienza molto formativa, che spalanca gli occhi sul mondo del giornalismo al di fuori dei nostri confini e dà a noi ragazzi la possibilità di capire davvero che cosa significhi coprire un evento di tali dimensioni. Avere la possibilità di seguire molti sport troppo spesso lontani dalle pagine dei nostri giornali, sta arricchendo il mio bagaglio conoscitivo sul mondo dello sport (di cui credevo di essere un esperto, credevo…) e questo un giorno potrebbe essere molto utile anche per lavorare all’estero.
Già, perché nonostante io sia innamorato dell’Italia, non posso non riconoscere che le possibilità lavorative per noi giovani siano, per usare un eufemismo, scarse. In altri paesi invece è abitudine consolidata scommettere sui giovani e sulle loro potenzialità. Qui a Shenzhen per esempio ci sono Ben, 22 anni, che lavora ormai da più di un anno come commentatore sportivo in una televisione di Budapest, oppure Sonia, 23, che presenta il tg sportivo della tv di Belgrado. Paesi così vicini a noi eppure così lontani nell’atteggiamento verso i giovani.
Paesi da cui l’Italia dovrebbe imparare qualcosa, forse molto, come molto io sto imparando da questi ragazzi. Condividere questo viaggio con loro, osservare il modo in cui lavorano e ascoltare le loro esperienze mi permetterà di essere un giorno un giornalista migliore.

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