Stasera “La grande storia” di Rai 3 racconta il sistema blindato creato da Mussolini nel Ventennio fascista

Come la propaganda imbriglia l’informazione

ROMA – Pochi uomini al mondo hanno utilizzato con maestria la comunicazione scritta, verbale, fotografica e cinematografica come Benito Mussolini: lo racconta “Propaganda”, di Enzo Antonio Cicchino, per il ciclo “La grande storia”, in onda stasera, venerdì 19 agosto, alle 21.05, su Rai3.
Mussolini è consapevole che per radicarsi nel cuore degli italiani deve agire con simboli di forza, coraggio, generosità. Dopo il successo dello slogan: “Meglio un giorno da leone che cent’anni da pecore!”, gli viene regalato un cucciolo di leonessa, chiamata Italia. Le sue foto con Italia fanno il giro del mondo e la Gaumont gli dedica addirittura un cinegiornale. E’ l’incipit dell’accurata creazione del mito.
La propaganda si articola imbrigliando tutte le forme di comunicazione, da quelle tradizionali, come stampa e fotografia, a quelle emergenti, come radio e cinema. Per la stampa nascono nuove testate dirette da fascisti. Per la radio si fonda l’Eiar, i cui programmi d’intrattenimento sono sviluppati con la supervisione dell’Ufficio per la Stampa e Propaganda prima, del Ministero della Cultura Popolare poi.
Quelli d’informazione sono supportati dalle notizie diramate dall’Agenzia fascistizzata Stefani. Per il cinema si inventa il cinegiornale italiano e fascista, creando l’Istituto Luce. Non solo controllo dell’informazione, ma anche del cinema di evasione, i cui contenuti non devono offendere il fascismo, tantomeno alludere indirettamente al suo capo in modo indegno.
Si producono colossal come “Scipione l’Africano”, nel quale tutti vedono, nel condottiero romano che batte Annibale a Zama, la figura di Mussolini conquistatore dell’Etiopia. Moltissimi sono i giornalisti finanziati dal Ministero della Cultura Popolare. Ma Mussolini vuole un sistema blindato e nascono le veline, ordini veri e propri trasmessi ai direttori dei giornali, che spesso partono direttamente da Palazzo Venezia.
Sarà lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale a rompere l’incanto fra il Duce e gli Italiani. Nel 1943 l’enorme, ventennale, fuoco di artificio di parole implode, sgonfiandosi come un grosso pallone per i troppi calci sul campo.

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