
Franco Siddi
ROMA – Paiono ormai capaci di fare solo cose inutili e perfino autolesionistiche quegli esponenti politici che continuano un giorno sì e l’altro pure a raccontarsi che l’urgenza del Paese è fare una legge sulle intercettazioni che metta il silenziatore alle notizie.
La calendarizzazione, imposta alla Camera per la fine del mese dalla maggioranza di Governo per la trattazione di questa legge, è un’operazione miope e disperata, da esaurimento nervoso che non corrisponde a nessun bisogno reale del Paese, ma solo alla loro ansia di non vedere le scomode notizie di cui, tra loro, si ritrovano come protagonisti.
Si guardano allo specchio, non si piacciono più, incolpano chi riflette la loro immagine, e i guai in cui si sono cacciati, e vorrebbero rompere lo specchio.
Anche le vicende di questi giorni rendono più che mai evidente – come ha osservato anche un magistrato cauto quale il Procuratore della Repubblica di Bari, Laudati – quanto una legge che mortifichi l’informazione sia inutile e dannosa.
Nel tempo che viviamo le notizie di pubblico interesse saranno sempre più pubblicate e potranno superare qualsiasi barriera. E una notizia di pubblico interesse non necessariamente è un reato. Anzi, è augurabile sia il contrario.
I giornalisti sanno che devono sottrarsi al tentativo di essere buca delle lettere e di dover innalzare l’asticella della loro responsabilità deontologica. Ma questo è un argomento serio, che, evidentemente, non trova udienza nella casta e nelle stanze del potere dove ancora si continua a tenere nei cassetti qualsiasi progetto veramente riformatore sull’argomento.
Sinora “lor signori” preferiscono affondare persino un prudente tentativo di riforma dell’ordinamento professionale dei giornalisti, che prevedeva, tra l’altro, il Giurì per la lealtà dell’informazione, primo firmatario un esponente della maggioranza, Giancarlo Mazzuca, pur di affermare un potere di controllo improprio e proseguire nelle manifestazioni muscolari.
La realtà è che “lor signori”, anche attraverso atti di inchiesta non più segreti ma pubblici, si guardano allo specchio e non si piacciono. Può essere anche comprensibile questo, ma non per questo si deve rompere lo specchio.