ROMA – Se davvero in Rai uscissero i partiti e cambiassero le procedure per l’indicazione del direttore generale, Michele Santoro si candiderebbe.
Lo ha detto il conduttore alla conferenza stampa di presentazione di “Tutti in piedi”, l’iniziativa che si terrà venerdì sera a Bologna nell’ambito della festa della Fiom.
“È corretta la posizione di Bersani sull’impegno per mettere i partiti fuori dalla Rai” e dare all’azienda “un amministratore unico. Io propongo che per nominare i vertici ci sia pubblicità nelle candidature e che chi ha i titoli presenti il suo curriculum. In modo che la scelta non avvenga ad un tavolo ma con meccanismi trasparenti”.
Se questo accadesse, “presenterei il mio curriculum, se non altro per provocare altri a farlo. E metterei sul piatto i miei tanti anni in tv, la mia conoscenza dell’azienda e del personale”.
A quel punto, prosegue Santoro, “farei il giro” chiamando “Celentano, Sabrina e Corrado Guzzanti, la Gabanelli. Partirei da quelli che ci sono. Dagli autori con una rivoluzione copernicana. E chiederei anche se qualcuno si vuole misurare facendo magari il direttore di rete”, incarico che non può essere coperto “da chi è arrivato l’altroieri”.
Santoro avanza anche un’altra proposta, ora che “si vuole far pagare il canone come tassa diretta” ovvero coinvolgere gli spettatori “che ora hanno solo doveri e non diritti e chiedendo di esprimere il programma con la rete per cui pagano il canone, pagherebbero più volentieri e di più”.