Dopo Pino Nano, anche Gregorio Corigliano scrive una lettera in ricordo dell’amico scomparso

Franco, te ne sei andato in punta di piedi

Franco Bruno

Gregorio Corigliano

Gregorio Corigliano

Caro Franco, te ne sei andato in punta di piedi, non hai voluto che si sapesse nulla delle tue condizioni di salute, non hai voluto dire a nessuno che stavi male, non hai voluto vicinanza e conforto, non hai voluto che si parlasse di Te.
Era stato così per la morte di Tua madre quando per tua decisione, eravamo stati in pochi a saperlo, non diversamente era andata per la morte del tuo carissimo fratello, colpito dal cancro, come Te. In entrambi questi due casi sono stato al tuo fianco e per tuo fratello son venuto a trovarti a Roma, al suo capezzale…
Per Te non hai voluto che si sapesse nulla, che trasparisse alcunché. Non so perché, forse perché non volevi che si entrasse nella tua sfera più intima o perché speravi, come sarebbe stato giusto, di poter dire “ho sconfitto il maledetto”.
Col passare degli anni eri diventato più introverso, più chiuso. Fino ad un certo punto della tua vita mi hai detto tutto, poi, man mano che passavano gli anni, avevi scelto di vivere una tua dimensione estremamente riservata.
L’ultima volta che siamo stati insieme è stato alla fine dello scorso anno, per motivi – si dice così nel linguaggio burocratico – di giustizia. Avevi una causa, io son venuto a testimoniare, eri contento, ci siamo detti a presto, con un bacio ed un abbraccio. E quell’a presto, non c’è mai più stato.
Mi è appena arrivata la ferale notizia della Tua improvvisa, inattesa, ingiusta scomparsa. Amici e colleghi mi hanno scritto, telefonato, parlato, sapendo – probabilmente dei nostri antichi rapporti. Sono stato a porgerti, per quel serve, l’estremo saluto in mezzo a tanti tuoi amici, a nostri colleghi.
Ho pianto, non riuscivo a trattenere le lacrime, avevo a fianco – come sempre nei momenti più tristi, Teresa.
Mi scoppia il cervello, vado indietro con la memoria. Penso al nostro rapporto quotidiano, a quando sei venuto ad abitare con Franca, Antonio e Titti, nel mio stesso palazzo a Cosenza…
Avevi voluto trasferirti qui e, incaricandomi di trovarti un appartamento, te l’avevo trovato proprio sotto il mio. Non sei stato moltissimo a Cosenza: la vita, le esigenze familiari hanno avuto altre evoluzioni e te ne sei tornato a Reggio, ma questo non ha impedito di frequentarci, anche se non con i ritmi di un tempo.

Abbiamo vissuto insieme, in unità di intenti, quasi trent’anni di vita professionale. Cronaca e politica, i nostri cavalli di battaglia. I sequestri di persona che seguivamo insieme per le testate nazionali, la politica regionale, per il nostro Tg, ma anche per Tg1 e,Tg2 e Tg3. O scrivevi tu o scrivevo io, non v’era differenza, non c’era concorrenza, solo stima ed affetto. Vicinanza e condivisione del ruolo che deve svolgere un giornalista del servizio pubblico.
Mai, dico mai, sopra le righe, sempre nel rispetto pieno delle parti politiche, in assoluta par condicio, pur avendo entrambi le nostre convinzioni…
Per il Tg ed i Gr noi eravamo assolutamente asettici, registrando le posizioni, spesso contrastanti, di tutti. Questo in assoluto, anche a costo di non fare il servizio richiesto. Siamo stati inviati speciali insieme, insieme abbiamo corso, come matti, di qua e di là, insieme abbiamo girato con grandi sacrifici personali e familiari, per i 400 e passa comuni della Calabria.
Non ci siamo risparmiati mai, pur avendo caratteri non sempre convergenti. Io più immediato, tu più riflessivo. Io già sul posto al verificarsi dell’evento, tu più tardi ma con il dono della riflessione. “Mio nonno mi ha insegnato, dicevi, a contare fino a dieci, prima di rispondere, di prendere una decisione: ”vero,sei stato sempre fedele a questo insegnamento familiare.
Abbiamo seguito e rispettato i nostri dirigenti, ci siamo spesi per loro, li abbiamo seguiti e serviti, senza contropartite.
Anche quando ho avuto la ventura di essere il capo, mi hai sempre assecondato e seguito, con consigli, suggerimenti, proposte. E di questo ti sono stato e ti sono grato sempre, e per tutta a la vita – “pronto, Franco? mi senti?
E’ accaduto, questo – vai tu a seguire l’evento? E questo in epoca di telefonini imperanti e quando i potenti mezzi di oggi non c’erano? Il telefono di casa se era possibile, altrimenti amici comuni in zona, le forze dell’ordine… i segnali di fumo.
Ma tu mi rispondevi da Reggio Calabria, da Catanzaro, da Siderno, da Vibo piuttosto che da Crotone o da Pizzo, da Gioia Tauro o da Soverato. Ed il tuo pezzo, magari all’ultimo minuto, ma arrivava”.
Gregorio, manca il pezzo di Franco, come chiudiamo il Tg? Tranquilli, dicevo, Franco non ha mai bucato, non ha mai fallito. E cosi è sempre stato.
Ma quando andiamo a Roma, quando andremo a vedere, cosa accade? Franco, domani! Adesso pensiamo al Tg, hai ragione…

Franco. Io me ne ero andato, tu eri rimasto in Rai, ancora per poco, mi dicevi! Vedrai, sono stanco anche io. Ma nulla lasciava presagire che ci avresti lasciato, che il tuo pezzo forte sarebbe mancato: Ed il pezzo forte sei tu! 
Antonio e Titti con Franca, hanno di che andare orgogliosi!
Di te, Franco, del tuo garbo, della Tua correttezza, della tua signorilità, del tuo stile di vita, della tua dignità umana e professionale.
Concordano tutti con me, Franco, vecchi e nuovi colleghi. Non devo fare i nomi, li conosci tutti, perché tutti ti abbiamo voluto bene tutti te ne vorremo sempre! Franco, domani c’è da seguire per il tg delle 14, il congresso dei lavoratori: ci sarai? “Sono già lì…”. Vale, Franco.

Gregorio Corigliano (già capo redattore di Rai Calabria)

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