
“Preservare la bio-diversità; contenere le specie infestanti o nocive; migliorare la qualità dell’ambiente”: questi, per il relatore, gli imperativi più urgenti a cui rispondere per questa sorta di “bonifica” dei media, da condurre sulla scorta di quella ambientale. “Preservare la biodiversità”, ha spiegato Gili, significa garantire il “pluralismo del sistema comunicativo”, che non è solo pluralità di canali, reti, fonti comunicative, ma anche “pluralismo dei soggetti e delle voci”, che implica sia “la moltiplicazione di soggetti che gestiscono media e canali comunicativi in proprio, sia la possibilità di accesso dei diversi soggetti sociali ai media”.
Oltre al “pluralismo delle forme di proprietà e di gestione”, c’è poi “il pluralismo dei contenuti e dei generi”, oggi minacciato “da una specie di super-genere che sta ingoiando tutti gli altri: il supergenere dello spettacolo o della spettacolarizzazione”, per cui “tutta la tv generalista è ormai un unico grande talk show nelle sue infinite diverse versioni”.
Se per la tv, ha osservato Gili, “tenere sotto controllo e limitare il più possibile le specie nocive” significa evitare “certi talk show o reality show oppure a certi dibattiti irresponsabili in cui si manifesta una forma assai rilevante della violenza della televisione”, nel mondo della rete, e del web “la propagazione di specie velenose è ancora più ampia”: basti pensare allo sviluppo “di siti che fomentano l’odio e intolleranza in rete o siti-esca che attirano soprattutto i più giovani”.
In questo contesto, “una strategia delle difese esterne da sola non basta: “Proprio perché l’offerta dei media è sempre più eterogenea e proteiforme, cambia continuamente forme, canali, generi, contenuti – ha concluso Gili – occorre affidarsi non solo ad una efficace tutela negativa, cioè contenere e contrastare le specie infestanti o nocive, ma occorre puntare su una promozione positiva, un innalzamento della qualità dei prodotti mediali sia dal punto di vista dei contenuti, sia dei linguaggi e delle forme espressive”.
A lanciare l’allarme su come la famiglia viene “ritratta” dai media è stato Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. “Famiglie in rovina, maltrattanti, in grave difficoltà, occupano costantemente i mezzi di comunicazione, che forniscono così una rappresentazione della famiglia contemporanea incentrata pressoché esclusivamente sulle zone d’ombra, e in cui anche la molteplicità di condizioni, di modelli familiari e di storie familiari viene considerata un dato positivo, un indicatore di modernità, o addirittura di post-moderno, contro quel luogo di prevaricazione e di scandalo che è la famigerata “famiglia tradizionale”.
Spesso, la denuncia del Forum, la famiglia in Italia è sottoposta ad “una vera e propria “invasione, se non addirittura di colonizzazione, della sfera privata da parte dei mass-media, che è una vera minaccia all’integrità della dignità della persona”. La società contemporanea, in altre parole, “sembra affermare che la comunicazione sia al di sopra di qualsiasi regola: tutto si può comunicare, tutto si deve comunicare, tutto è pubblico, tutto è disponibile”.
“Oggi – ha affermato il presidente del Forum – non possiamo governare la relazione con i mezzi di comunicazione solo con modalità di controllo preventivo, con la censura: non possiamo limitarci a dire la Rai o Mediaset devono programmare delle buone trasmissioni, perché dobbiamo governare una multimedialità infinita, la tv dei 1000 canali, Internet”.
Il compito delle famiglie, per il Forum, è invece quello di “consentire ad una libertà fragile di esercitarsi responsabilmente”: “Nei confronti dei nostri figli – ha esemplificato Belletti – non possiamo pensare di spegnere il computer (e con esso i collegamenti con Internet), perché ormai fa parte della loro vita quotidiana, ci fanno i compiti, ci parlano con gli amici, ci leggono le notizie”.
Sono i nostri figli, in altri termini, a “governarsi” nell’uso dei media e alle famiglie spetta il compito di “accompagnarli”. Di qui l’invito del Forum ad “educare una libertà responsabile e non governare e controllare un cortile protetto”. “Possiamo pretendere alcuni spazi protetti, però contemporaneamente dobbiamo aiutare una responsabilità che si sviluppa e accompagnarla, non lasciarla sola”, ha concluso Belletti.
Se per la tv, ha osservato Gili, “tenere sotto controllo e limitare il più possibile le specie nocive” significa evitare “certi talk show o reality show oppure a certi dibattiti irresponsabili in cui si manifesta una forma assai rilevante della violenza della televisione”, nel mondo della rete, e del web “la propagazione di specie velenose è ancora più ampia”: basti pensare allo sviluppo “di siti che fomentano l’odio e intolleranza in rete o siti-esca che attirano soprattutto i più giovani”.
In questo contesto, “una strategia delle difese esterne da sola non basta: “Proprio perché l’offerta dei media è sempre più eterogenea e proteiforme, cambia continuamente forme, canali, generi, contenuti – ha concluso Gili – occorre affidarsi non solo ad una efficace tutela negativa, cioè contenere e contrastare le specie infestanti o nocive, ma occorre puntare su una promozione positiva, un innalzamento della qualità dei prodotti mediali sia dal punto di vista dei contenuti, sia dei linguaggi e delle forme espressive”.
A lanciare l’allarme su come la famiglia viene “ritratta” dai media è stato Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. “Famiglie in rovina, maltrattanti, in grave difficoltà, occupano costantemente i mezzi di comunicazione, che forniscono così una rappresentazione della famiglia contemporanea incentrata pressoché esclusivamente sulle zone d’ombra, e in cui anche la molteplicità di condizioni, di modelli familiari e di storie familiari viene considerata un dato positivo, un indicatore di modernità, o addirittura di post-moderno, contro quel luogo di prevaricazione e di scandalo che è la famigerata “famiglia tradizionale”.
Spesso, la denuncia del Forum, la famiglia in Italia è sottoposta ad “una vera e propria “invasione, se non addirittura di colonizzazione, della sfera privata da parte dei mass-media, che è una vera minaccia all’integrità della dignità della persona”. La società contemporanea, in altre parole, “sembra affermare che la comunicazione sia al di sopra di qualsiasi regola: tutto si può comunicare, tutto si deve comunicare, tutto è pubblico, tutto è disponibile”.
“Oggi – ha affermato il presidente del Forum – non possiamo governare la relazione con i mezzi di comunicazione solo con modalità di controllo preventivo, con la censura: non possiamo limitarci a dire la Rai o Mediaset devono programmare delle buone trasmissioni, perché dobbiamo governare una multimedialità infinita, la tv dei 1000 canali, Internet”.
Il compito delle famiglie, per il Forum, è invece quello di “consentire ad una libertà fragile di esercitarsi responsabilmente”: “Nei confronti dei nostri figli – ha esemplificato Belletti – non possiamo pensare di spegnere il computer (e con esso i collegamenti con Internet), perché ormai fa parte della loro vita quotidiana, ci fanno i compiti, ci parlano con gli amici, ci leggono le notizie”.
Sono i nostri figli, in altri termini, a “governarsi” nell’uso dei media e alle famiglie spetta il compito di “accompagnarli”. Di qui l’invito del Forum ad “educare una libertà responsabile e non governare e controllare un cortile protetto”. “Possiamo pretendere alcuni spazi protetti, però contemporaneamente dobbiamo aiutare una responsabilità che si sviluppa e accompagnarla, non lasciarla sola”, ha concluso Belletti.