Una quarantina di deputati guidati da Gabriella Carlucci chiede un incontro al ministro Romani

Il Pdl chiede più contributi per le Tv locali

Gabriella Carlucci

ROMA – Gabriella Carlucci e altri 40 parlamentari del Pdl hanno chiesto un incontro urgente al ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, per chiedere un intervento a sostegno delle circa 600 tv locali italiane che hanno visto diminuire da 150 a 120 milioni di euro le misure di sostegno, tra l’altro mai arrivate a regime.
“Comprendiamo la necessità del governo di evitare modifiche al «decreto Omnibus» per una rapida approvazione, ma gli emendamenti presentati per evitare i tagli al sostegno delle tv locali saranno oggetto dell’incontro che abbiamo chiesto con urgenza al ministro Romani”, ha spiegato la Carlucci.
“L’ultimo taglio di 30 milioni mette le tv locali, oltre 600 in tutta Italia, in una situazione molto grave. Sono a rischio 10.000 posti di lavoro”, ha ammonito.
Le misure di sostegno alle tv locali, ha ricordato, furono individuate in una parte del canone Rai dall’articolo 10 della legge 422/93 che, commisurata al canone dell’epoca, ammontava a 376 miliardi di vecchie lire annue, e commisurata al canone attuale, dovrebbe ammontare a 270 milioni di euro annui.
Ma “queste misure non sono mai arrivate a regime, ma avevano raggiunto nel 2008 l’importo di 150 milioni di euro; con i tagli effettuati dalla finanziaria 2009 però, le cifre si sono sensibilmente ridotte e nel corso degli anni tali misure sono andate sempre diminuendo arrivando nel 2011 a soli 120 milioni di euro”, ha proseguito.
“Se tali cifre non dovessero essere almeno riportate in linea con i 150 milioni, la stragrande maggioranza delle TV locali dovrà definitivamente chiudere con la perdita di 5.000 posti di lavoro diretti e di ulteriori 5.000 dell’indotto”, ha avvertito, “si potrebbero poi aggiungere molti posti di lavoro delle Pmi del Paese, che perderebbero il mezzo attraverso il quale farsi conoscere dai cittadini e stimolare il consumo dei loro prodotti. Inoltre, il Paese perderebbe lo strumento prezioso con il quale garantire la tutela delle specialità culturali ed identitarie delle regioni e dei territori”.

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