Proposta di legge dell’Italia dei Valori assegnata alla commissione Affari costituzionali della Camera

Di Pietro: “Niente Parlamento per gli iscritti agli Ordini”

Antonio Di Pietro

Palazzo di Montecitorio, sede della Camera

ROMA – Non può aspirare a diventare deputato o senatore chi ha una professione che preveda l’iscrizione a un albo, che sia giornalista o avvocato, architetto o commercialista.
A chiederlo è Antonio Di Pietro in una proposta di legge depositata alla Camera e da ieri assegnata alla commissione Affari costituzionali.
“Con la presente proposta di legge si intende introdurre l’incompatibilità tra il mandato parlamentare e l’esercizio delle professioni cosiddette intellettuali e regolamentate, vigilate dal Ministero della giustizia, indicate in uno specifico elenco”, si legge nella relazione che accompagna l’articolato.
Per il leader dell’Italia dei Valori, “si ritiene ragionevolmente fondata e costituzionalmente legittima la previsione legislativa di un’incompatibilità tra l’esercizio di una libera professione, nel senso indicato, e il mandato parlamentare: chi intende assumersi la responsabilità di diventare rappresentante del popolo nelle istituzioni deve potervisi dedicare interamente, a tempo pieno”. E per questo, ha ricordato, sono previsti stipendi “adeguati all’impegno richiesto”.
Al contrario, “l’esercizio della libera professione, cumulata all’ufficio parlamentare, non può ritenersi immune da diversi, più o meno piccoli, conflitti di interesse, annidati tra le pieghe dell’attività parlamentare”.
Da qui la richiesta di Di Pietro. “Il mandato parlamentare è incompatibile con l’esercizio delle professioni intellettuali regolamentate, il cui esercizio è condizionato all’iscrizione a un albo professionale”, fissa il primo articolo della proposta di legge e l’esercizio di queste professioni è “sospeso durante il periodo del mandato parlamentare”.
Il leader dell’Idv ha poi previsto una norma “transitoria” che rischierebbe, se la legge fosse mai approvata, di svuotare da subito Camera e Senato vista la lunga lista di parlamentari avvocati, giornalisti e commercialisti. In caso di incompatibilità, i parlamentari “sono tenuti, entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, a optare fra il mandato parlamentare e l’esercizio della professione”, si stabilisce.

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