Il presidente del Gruppo L’Espresso, Carlo De Benedetti, al Festival del Giornalismo

“Senza Berlusconi sarà un giorno fortunato”

Carlo De Benedetti

Angela Majoli

PERUGIA – Il web “é un potente strumento di libertà”, come dimostra la rivoluzione in Nord Africa. Eppure “i giornali di carta non solo non moriranno, ma saranno sempre più un’infrastruttura portante delle nostre imperfette democrazie” e il giornalista manterrà un ruolo essenziale di selezione delle notizie. Purché il mondo editoriale sia pronto a “innovare” e a puntare alla qualità: “Solo un giornalismo libero e di qualità può tenere alta la capacità di controllo del potere”.
E’ l’analisi di Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo L’Espresso, nella “lectio magistralis” tenuta oggi al festival del giornalismo di Perugia. Il caso Nord Africa dimostra come il web abbia contribuito “attraverso la grande capacità di mobilitazione e la diffusione di modelli di vita diversi” a una presa di coscienza collettiva: “Twitter, Facebook, YouTube rendono la vita difficile ai dittatori: più l’informazione potrà viaggiare velocemente, più la qualità delle nostra democrazie dovrà migliorare”, sottolinea De Benedetti, ascoltato da una folta platea di giovani.
“Ma Internet non basta. Una vera democrazia dovranno costruirla gli uomini e le donne di quei Paesi”. Più in generale, aggiunge, “nel fluire anarchico dell’informazione on line solo un buon giornalismo può selezionare, raccontare, proporre interpretazioni della realtà che consentano ai cittadini di partecipare alla vita pubblica ed esercitare il necessario controllo sul potere. Altrimenti il rischio è che prevalga il rumore di fondo attraverso il quale possono farsi spazio le peggiori leadership populiste”.
In un mondo in cui “l’informazione è moltiplicata all’infinito e ogni notizia diventa uguale all’altra”, infatti, il pericolo sono “un pensiero semplificato fino alla rarefazione” e “una democrazia prosciugata dall’ignoranza”. Di qui l’importanza dei giornali e di “buoni giornalisti, persone intelligenti, preparate, che sappiano trovare, ordinare, selezionare e interpretare le notizie”, ma anche la consapevolezza che sarà necessario “innovare”.
Il gruppo Murdoch, ricorda De Benedetti, sta sperimentando la strada dei pagamenti on line, “mentre il Daily Mail ha scelto la formula delle presenza completamente gratuita su Internet: è questo il modello che intendiamo seguire”. Spaziando dal Papa a Popper, De Benedetti guarda al futuro, ma non si sottrae all’analisi del presente, stimolato dalle domande di Massimo Mucchetti, editorialista del Corriere della Sera, e del pubblico.
“Cosa faremo quando non ci sarà più Berlusconi: “Sarà un giorno talmente fortunato che ci inventeremo qualcosa”, risponde con un sorriso. si sofferma sulle strozzature del mercato pubblicitario: “Mettere un tetto alla pubblicità della Rai ha consentito a Mediaset di avere una quota di mercato pubblicitario sproporzionata”, che non ha “riscontri in nessun’altra democrazia occidentale”.
Non a caso, con regole che assomigliano a una “camicia di forza”, oggi “non è enonomicamente possibile fare un terzo polo televisivo rilevante”. Si dice certo che “l’eccessiva concentrazione del potere, che sia nella stampa, nella tv o sul web sia assolutamente da controllare e da evitare: se per esempio i due più grandi quotidiani italiani avessero la stessa proprietà, la democrazie sarebbe molto meno percorribile”.
Ne ha anche per il dibattito sugli editori puri e impuri: “Una delle ragioni per cui mi sono ritagliato la funzione di presidente del gruppo è perché penso di essere psicologicamente più libero nel fare l’editore”, dice, ma ricorda di essere stato “per anni accanto ad Agnelli che ha gestito da editore La Stampa in maniera esemplare”. Il messaggio finale di De Benedetti alla platea è all’insegna dell’entusiasmo. “Il giornalismo è un gran bel mestiere, e ce n’é un gran bisogno. Fa respirare la democrazia a pieni polmoni e, credetemi, è anche divertente”.

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