In Consiglio nazionale i calabresi Pino Toscano (Gazzetta del Sud) e Francesco Votano (Tg1)

Tutti i cronisti eletti dal Congresso dell’Unci

VIAREGGIO (Lucca) – Con l’ingresso della Calabria e del Friuli Venezia Giulia sono quindici le regioni aggregate all’Unci, l’Unione Nazionale Cronisti Italiani. Nel momento di massima esposizione ad attacchi e intimidazioni sui giornalisti, un segnale forte di resistenza della categoria e di difesa dei diritti dell’opinione pubblica ad avere una informazione trasparente. Il XIX Congresso nazionale dell’Unci ha ribadito, ancora una volta, come una informazione davvero libera, non possa mai essere sottoposta a revisioni di comodo o condizionamenti di parte.
Quattro giorni di lavoro dal 24 al 26 marzo, alla presenza del presidente della Fnsi, Roberto Natale, e del vicepresidente dell’Inpgi, Maurizio Andriolo, che ha visto la rielezione, quale presidente nazionale dell’Unci, di Guido Columba. Come ampiamente riferito da Giornalisti Calabria il 28 marzo scorso, entrano nell’esecutivo anche Alfredo Provenzali (vicepresidente vicario), Ilaria Bonuccelli (vicepresidente), Romano Bartoloni (segretario), Michele Crosti, Renato Rocco e Leone Zingales (componenti). Tesoriere Antonio Andreucci dell’Ansa, segretari organizzativi Maria Francesca Chiappe e Alessandro Galimberti.
Revisori dei conti: Giuseppe Mazzarino de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Giorgio Braulin, Annibale Carenzo, Raffaele Gambari, Pino Guastella de “La Sicilia”.
Sono stati eletti consiglieri nazionali: Monica Andolfato de “Il Gazzettino”, Furio Baldassi de “Il Piccolo”, Romano Bartoloni, Gaetano Basilici, Antonio Bertizzolo, Ilaria Bonuccelli de “Il Tirreno”, Rosi Brandi, Vicenzo Calise della Rai Tgr Campania, Claudio Cerasuolo, Giorgio Cesare, Francesca Maria Chiappe de “L’Unione Sarda”, Anna Maria Chiariello di Mediaset, Rita Cola, Guido Columba, Giuseppe Cordioli de “Il Messaggero Veneto”, Michele Crosti di “Radio Popolare”, Anna De Feo, Amalia de Simone, Thomas Del Bianco, Egidio Del Vecchio, Ugo Dinello, Lorenzo Dolce, Lanfranco D’Onofrio, Stefano Fabbri dell’Ansa, Natalino Famà de “Il Secolo XIX”, Emanuela Franchini di “Europa”, Alessandro Galimberti de “Il Sole 24 ore”, Fulvio Gardumi, Silvia Gigli de “L’Unità”, Daniele la Corte, Giuseppe lo Bianco “Quaderni dell’Ora”, Massimo Lugli de “La Repubblica”, Cristiana Mangani de “Il Messaggero”, Marco Marchigiano, Giuseppe Mariconda, Piero Minuzzo, Antonella Mollica di Rcs, Andrea Monticone di “Cronaca Qui”, Chiara Paolin, Patrizia Pennella, Gianfranco Pierucci, Pier Luigi Piredda di “la Nuova Sardegna”, Alfredo Provenzali del Gr Rai, Edoardo Pusillo, Willy Ragusin, Fabrizio Rampini. Vittorio Reali, Renato Rocco, Antonella Romano, Cosimo Spina di Tgr Rai Lombardia, Giuseppe Toscano di “Gazzetta del Sud”, Ilaria Traditi, Enrico Valente, Vittoriano Vancini dell’Ansa, Sergio Veccio, Francesco Votano del Tg 1 Rai, Leone Zingales de “La Sicilia” e Vito Zita.
Durante i lavori, sono stati affrontati i temi dell’accesso alla professione, del fenomeno del precariato soprattutto giovanile, dell’informazione sul web e dei socialnetworks.
Nell’invitare tutti i cronisti a mantenere alta la vigilanza sui pericoli sempre incombenti di leggi liberticide, il Congresso ha sollecitato il segretario generale e il presidente della Fnsi a rispettare e a realizzare il voto unanime del Congresso federale di Bergamo sulla proposta dei cronisti, e cioè di lanciare da subito una campagna di denuncia e di sbugiardamento  sulle vere intenzioni della casta nei ricorrenti progetti di black-out sulle intercettazioni.
L’Unione Cronisti, che da sempre ha condannato gli abusi nella pubblicazione delle intercettazioni e ha d’altro canto rilevato come  nel nostro ordinamento esistano già norme e contrappesi in grado di punire le eventuali  offese alla dignità delle persone, riafferma la volontà di continuare a opporsi con decisione e convinzione, così come fatto sino ad oggi, a ogni ulteriore tentativo di emanare norme liberticide, in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione.
Soprattutto c’é stato, da parte di tutta l’assemblea, un fermo no agli attacchi diretti o subdoli contro la libertà di stampa e contro il diritto-dovere di cronaca, il diritto di informare e di essere informati.
Il Congresso ha identificato quattro fronti di attacco e pregiudizio: quello politico; quello delle fonti informative, sia di polizia giudiziaria, sia della pubblica amministrazione e degli enti locali; quello giudiziario, con  riferimento ad alcune sentenze della Suprema Corte di Cassazione e ai comportamenti talvolta intimidatori di alcuni pubblici ministeri; quello interno, costituito dalle dinamiche dei giornalisti stessi attraverso i propri organi professionali e sindacali.
L’Unci intende inoltre monitorare, con la necessaria costanza, l’autoproduzione di materiale informativo standard (comunicati, servizi filmati) che gli organi di polizia giudiziaria e le istituzioni di ogni ordine e grado tendono a promuovere anche con la contrattualizzazione di personale giornalistico qualificato.
A questo proposito l’Unci esprime preoccupazione, ma non certo rassegnazione, per l’applicazione distorta della legge sulla trasparenza degli atti amministrativi, la 241/90 e successive modificazioni, che, senza la collaborazione leale delle istituzioni, si trasforma in elemento di ulteriore ostacolo nell’accesso agli atti e a un trasparente controllo delle attività pubbliche. Da qui l’invito che il Congresso rivolge a tutti i cronisti a non lasciar mai correre e a denunciare ogni episodio in cui la Pubblica amministrazione opponga  ritardi, differimenti, rifiuti e divieti.
Ulteriori timori sono espressi anche a proposito dei comportamenti immotivati, quando non addirittura vessatori, di alcuni pubblici ministeri che ordinano perquisizioni e sequestri di materiale informativo nelle redazioni e nelle abitazioni dei Cronisti che hanno l’unica responsabilità di voler effettuare con serietà il proprio lavoro coltivando un rapporto fiduciario con le fonti, indispensabile per la verifica di fatti e notizie. Questi attentati alla libertà di informazione risultano ancora più gravi poiché la legge italiana prevede che il giornalista, quando dà notizia di un reato oggetto di indagine, non è perquisibile se l’autore del reato è già stato identificato.
Il Congresso dell’Unci evidenzia come suscitino sconcerto gli arretramenti della  Corte di Cassazione soprattutto dopo che la sentenza 16236 del 2010 ha stabilito che libertà di stampa e privacy sono entrambe beni costituzionali, e che la prima “prevale” sulla seconda, essendo acclarato fin dal 1984 che oltre alla realtà oggettiva dei fatti il cronista possa valutare anche la eventuale verità putativa, purché frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca.
Esemplari di questa deriva due sentenze, che sono vere mazzate per il lavoro dei giornalisti : la prima in cui si afferma che la verità giudiziale accertata nel corso di un processo è immodificabile (inchiesta di Renzo Magosso sull’uccisione di Walter Tobagi); la seconda (servizi di Peter Gomez su fatti di mafia) che compito esclusivo del giornalista è dare notizie, e che qualora il  giornalista “confonda cronaca su eventi accaduti e prognosi su eventi a venire” la sua attività sia “in stridente contrasto con il diritto dovere di cronaca”.
Particolare attenzione il Congresso ha dedicato ai giovani delle scuole medie, cui è stata dedicata la iniziale giornata di giovedì, durante la quale i ragazzi hanno avuto modo di confrontarsi per la prima volta con giornalisti occupati sia nelle redazioni che in compiti sindacali.

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