Il Consiglio di Stato giudica “discriminatoria” la selezione per sedi di residenza

Giornalisti: la Rai dovrà rifare il bando

Il cavallo di viale Mazzini

ROMA – Il Codacons, assieme all’Associazione Utenti Radiotelevisivi, lo scorso settembre aveva avanzato una proposta di modifica al bando di concorso Rai per l’assunzione di giornalisti nelle sedi locali in carenza di organico, chiedendo all’azienda di eliminare il requisito sulla residenza dei candidati, inequivocabilmente discriminatorio.
Nello specifico, il concorso prevedeva che potessero concorrere solo i giornalisti residenti nelle regioni in cui sorgono le sedi locali stesse.
A distanza di circa due mesi dalla diffida del Codacons, è arrivato l’intervento del Consiglio di Stato, sezione VI, che ha sancito al riguardo: “Va ammesso con riserva alle prove il candidato ad una selezione per giornalisti Rai, anche se non residente nella Regione per la cui sede regionale ha presentato domanda (limite imposto dal bando). La giurisdizione in materia appartiene alla magistratura amministrativa ex art. 7, co.2 C.p.a. […]. Rai S.p.a. – si legge, ancora, – è soggetto “equiparato” alla pubblica amministrazione perché la veste societaria è neutra, per la strumentalità rispetto al conseguimento di finalità pubblicistiche e per la prevista nomina di numerosi componenti del Consiglio di Amministrazione non già ad opera dal socio pubblico, ma dalla Commissione parlamentare di vigilanza.
Il Consiglio di Stato ha stabilito perciò che “è, quindi, doveroso l’assoggettamento di Rai S.p.a. ai principi del procedimento amministrativo in sede di reclutamento del personale e conferimento degli incarichi, in connessione con l’art. 18, co. 2, d.l. 112/2008, che impone alle società a partecipazione pubblica totale o di controllo l’adozione di criteri e modalità nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità.
“Siamo soddisfatti – ha commentato il presidente Codacons, Carlo Rienzi – però vorremmo che i bandi pubblici rispondessero ai requisiti di imparzialità e trasparenza senza bisogno dell’intervento del Consiglio di Stato”.

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