“L’altra metà della professione” dev’essere posta come questione centrale dell’Ordine

Odg: cominciamo dai freelance

Giorgio Balzoni

Chiusa l’interminabile stagione elettorale è venuto il momento di affrontare, con proposte concrete, i problemi che ci attendono. Cominciamo con i nodi dei freelance – noi intendiamo “l’altra metà della professione” come questione centrale dell’Ordine – ma non ci sfuggono altre emergenze: riforma dell’Odg, conflitti d’interesse, battaglia contro il provvedimento sulle intercettazioni, regole del servizio pubblico, solo per citarne alcune.
Quanto il tema del precariato sia emergenza ce lo ricorda in questi giorni Paola Caruso, la collega del “Corriere della Sera” in sciopero della fame (appena concluso). Un caso – non limite perché su questo terreno di limiti purtroppo non se ne vedono – che ci costringe a denunciare con ancora maggiore forza il dramma dell’altra faccia della professione. Una guerra fra poveri (precari, co.co.co, pubblicisti, professionisti disoccupati, giovani delle scuole di giornalismo) che gli editori incoraggiano per indebolire la nostra rappresentatività e che la politica colpevolmente dimentica: ma non intendiamo farlo noi.
Ma credo che, mentre ragioniamo di tutto questo, occorra mettere in campo una proposta sulla possibilità di rendere più agili i lavori del Cnog. Una proposta che si presenterebbe come un primo gradino della riforma generale dell’Ordine, anticipandone alcuni passaggi e che, proprio per questo, avrebbe ragione di esistere solo se largamente condivisa. Un confronto costruttivo su questo terreno – che ci darebbe la possibilità di avere voce non soltanto sui temi della deontologia, che pur rimangono centrali – sarebbe inteso da tutti i colleghi come (finalmente) un salto di qualità della vita dell’Ordine e dalla politica come una sollecitazione diretta (e non la solita grida manzoniana) a fare la propria parte.

Giorgio Balzoni
Consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti
Gruppo “Liberiamo l’Informazione”

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