
Fabio Fazio e Roberto Saviano
ROMA – Continua a far discutere “Vieni via con me”, la trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, che lunedì sera ha tenuto incollati al video oltre nove milioni di spettatori. Fra i vari argomenti toccati nell’ultima puntata c’è stato anche quello, seppur mai chiamato direttamente con il suo nome, dell’eutanasia e in studio c’erano Mina Welby e Beppino Englaro. Un tema che scotta e che non ha certo incontrato, per il modo in cui è stato trattato si obietta, il gradimento del quotidiano dei Vescovi. Il problema è, ancora una volta, quello del contraddittorio, ma soprattutto, come rileva Davide Rondoni in un editoriale su “Avvenire”, il fatto che nel mirino della puntata di lunedì ci fosse, “un unico bersaglio vero, tenacemente e persino violentemente cercato: la Chiesa”. Perché, aggiunge, “nel luccichio che a tutti compiace, i più svegli vedono lo scintillio di uno strano, nuovo e antichissimo livore”.
Secondo Rondoni, “La puntata di lunedì ha avuto un convitato di pietra. Come se i due ‘mattatori’ avessero un complesso grande come una casa. E questo complesso si chiama cristianesimo, si chiama Chiesa”. Certo, spiega Rondoni, “c’è bisogno di nuove piste, di nuove idee. Di volti nuovi. Di nuovi format. E di ‘aria nuova’. Ma non di questa retorica vecchia di almeno cinquant’anni”. E sottolinea: “Non c’è bisogno di questi visini compunti da finti chierichetti già veduti mille volte. Non di questi oratori complessati. Non di queste faziose ricostruzioni dei fatti, di questi monologhi da inviato della Giustizia nei salotti tv. Forse i nuovi predicatori non capiranno mai la differenza tra il loro predicare e il cristianesimo”.
L’assenza del contraddittorio viene rilevata da Lucia Bellaprima, che, in un altro editoriale, sempre su “Avvenire”, ricorda che “Anche la Rai di Fabio Fazio è servizio pubblico, eppure l’uso che ne fa, in compagnia dei suoi ospiti, è di un salotto privato dal quale diffondere e inculcare quelli che ritiene valori e principi di civiltà, ma che per la gran parte degli italiani sono disvalori gravissimi (e tener conto di questo è invece suo preciso dovere). Anche l’altra sera, com’è suo costume, la tribuna l’ha quindi concessa, senza contraddittorio alcuno, oltre che a Saviano anche a Beppino Englaro e a Mina Welby, chiamati a recitare ognuno il suo elenco di verità inoppugnabili. Nessuno toglie loro il diritto di avere certezze e convinzioni, più o meno fondate, ma nessuno può nemmeno imporle a noi come fossero Vangelo”.
Si chiede Bellaprima: “Togliere la vita a Eluana è stata cosa buona e giusta? Basta che lo dicano Fazio, e Saviano, ed Englaro, che è pure suo padre (come potrebbe sbagliare?), non occorre ascoltare con onestà intellettuale le voci opposte. Nessuno spazio alla sacralità della vita e al rifiuto di una pratica spaventosa come l’eutanasia, sebbene questa agiti ancora nella nostra coscienza memorie recenti e colpe incancellabili, e nel nostro Paese sia un reato punito alla stregua di un omicidio”. E si fanno sentire dalle pagine del giornale anche le famiglie dei malati: “così – sottolineano – ci hanno umiliato. E’ stata operata una falsificazione della realtà, senza possibilità di contraddittorio”. Il quotidiano cita una lettera aperta che Massimo Pandolfi, presidente del club ‘L’inguaribile voglia di vivere’ ha indirizzato a Fazio e Saviano: “Avete umiliato centinaia di migliaia di italiani. Saviano dica ‘la vostra non è vita’ guardando in faccia i disabili e le loro famiglie”. E Fulvio De Nigris, direttore del Centro Studi per la ricerca sul coma “Amici di Luca”, aggiunge che “della disabilità è stata data un’immagine fosca”, mentre Claudio Taliento, vicepresidente dell’Associazione Risveglio, afferma che “la cosa più aberrante è che intorno a Englaro si sta sviluppando un fenomeno mediatico”.