Il segretario generale della Fnsi dice basta ai processi televisivi ed alla spettacolarizzazione dell’orrore

Siddi: “Avetrana non è un reality show”

Franco Siddi

ROMA – “Credo sia il tempo di una severa e rigorosa riflessione anche da parte degli organi di informazione”. Il segretario generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana, Franco Siddi, interviene sull’eccesso di esposizione mediatica che hanno caratterizzato le vicende di Avetrana. Secondo Franco Siddi “non si può continuare non tanto con i processi mediatici in corso nella televisione, ma assumendo la vicenda di Avetrana come un reality show qualsiasi all’insegna della spettacolarizzazione dell’orrore e del drammma terribile che quella vicenda contiene ed evoca”. “Il richiamo dell’Agcom – ha sottolineato il segretario generale della Fnsi – questa volta è pertinente. Non dico che vanno spenti i rifletttori, che invece vanno tenuti accesi. Vanno spente le telecamere e dibattiti inutili su passaggi in cui non ci sono notizie: da giorni assistiamo a spettacoli televisivi drammatici, perché non di spettacolo parliamo ma di un dramma, da cui da tempo sono scomparse le notizie”.
Come pubblicato il 28 ottobre scorso da Giornalisti Calabria,  il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, relatori Stefano Mannoni e Michele Lauria, ha deciso, infatti, di inviare una segnalazione riguardante il caso di Sarah Scazzi al Comitato per l’applicazione del codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni televisive.“Lo spazio che gli organi di informazione hanno dedicato al delitto di Avetrana – ha denunciato l’Agcom – ha suscitato polemiche che impongono una seria riflessione sulla trasposizione mediatica dei fatti tragici e delittuosi, sulla diffusione di indiscrezioni e illazioni che pongono sotto nuovi aspetti il problema della tutela della dignità umana e della protezione dei minori. In tali casi, come recentemente sottolineato dal Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione Media e Minori in una lettera aperta alle emittenti televisive, il doveroso e ineludibile diritto di cronaca non deve travalicare il limite del rispetto della delicata fragilità emotiva legata alla fase di crescita dei minori. La reiterazione ossessiva delle immagini, l’affastellarsi di ipotesi delittuose alimentano incertezza e smarrimento nel pubblico minore all’ascolto, tanto più se in fascia protetta. La libertà d’informazione è forse una libertà superiore ad altre costituzionalmente protette, e come tale va difesa da ogni tentativo di compressione”.

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